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PRANZO DI NATALE COL CELLULARE

Queste immagini rispecchiano i cambiamenti avvenuti purtroppo nel volgere di pochi anni, e non solo a Natale. Il primo ingrediente che si apprezzava tanto a Natale era il ritrovarsi insieme ed era l’ingrediente essenziale; si aspettava con l’acquolina in bocca il gustoso pranzo, cucinato con tanta pazienza, abilità e amore dalla mamma o dalla nonna. Si aspettava il tenero momento della poesia recitata dai più piccoli e non ultimo si aspettava di poter trascorrere parecchie ore in compagnia di tutta la famiglia, in un’atmosfera “magica”, diversa dal solito: allegra, malinconica, ricordando il passato, progettando il futuro, aggiornandosi su eventi o sulla salute riguardanti parenti e amici, a volte si discuteva, ma comunque ci si parlava. Oggi invece, come evidenzia la vignetta, ognuno si isola con in mano il cellulare, facendosi i fatti propri, scattando selfie a se stesso o ai piatti, per postarlo in tempo reale sui social (guai non far sapere agli amici virtuali cosa si mangia e con chi), inviando messaggi e video anche agli altri seduti a tavola. Davvero deprimente e preoccupante: si è perso il senso dello stare insieme e guardarsi negli occhi mentre appunto si parla, sia di cose futili che di argomenti più seri. Purtroppo non è un modo di fare solo dei ragazzi, ma anche di molti adulti, che incredibilmente non si rendono conto che un comportamento simile è innanzitutto mancanza di rispetto per i commensali, oltre a far perdere il significato di compagnia.
Un’altra sostanziale differenza è che una volta il Natale per tradizione si festeggiava in casa, mentre da ormai parecchi anni molte famiglie lo festeggiano al ristorante: per problemi di spazio, di tempo o di voglia di mettersi ai fornelli da parte delle donne.
Personalmente, anche se preparare un pranzo di Natale è faticoso e una cuoca di casa magari non prepara piatti ricercati come uno chef, l’atmosfera familiare che si respira stando in casa a Natale non ha paragoni. E se i piatti sono quelli tradizionali, i soliti ogni anno, alla fine sono comunque i più buoni, se non altro perché fatti con amore e mangiati con le persone che si amano.
Ornella Olfi

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