Rimani sempre aggiornato! - Scarica l'App di New Entry!

“… perché nessun modo di correggersi è per gli uomini più giovevole della conoscenza degli avvenimenti del passato” Polibio

All’infuori che per noi stessi, abbiamo solo questo corpo, questa vita in esso e la nostra mente, noi non siamo un valore assoluto. Per pochi, quelli che ci amano con i fatti, vagliamo qualcosa perché per essi siamo qualcuno, per il resto delle persone poco o niente vagliamo e a volte siamo solo delle pedine sacrificabili, per i loro scopi e non certo a nostro vantaggio. Perché succede che allora siamo un disvalore? Molte potrebbero esserne le cause. Ma succede principalmente perché sin dall’infanzia, non sempre con fini malevoli, ma a volte sì, ci vengono propinate storielle addomesticatrici dello spirito. E poi perché in seguito, a volte anche da adulti, ci culliamo in illusioni di comodo, nostro e altrui. Le belle parole, i grandi proclami, gli altisonanti appelli all’umanità di tutti gli uomini, ecc. E allora occorre un sano bagno nella realtà di fatto, quella nella quale siamo immersi fin sopra i capelli. Quella storica, leggendola col senno, cioè come mezzo per capire chi siamo, chi sono gli uomini, come hanno agito e agiscono di fatto, non in teoria come se si trattasse di fatti che potremmo ritenere a noi estranei. Vedere e toccare con mano il passato per capire e interpretare realmente i ‘segni dei tempi’, per commisurare le parole degli uomini tutti, potenti e deboli, alle loro azioni, ricorrere alla sana bilancia, senza pietà e buonismo. Abbiamo una sola possibilità, l’attuale, oggi. Il passato ci può aiutare a essere e a vivere meglio. E allora giù le maschere e vediamo i veri volti degli uomini di ieri e di oggi. Una cosa che balza agli occhi subito è che la parola popolo a volte è ambigua altre volte persino fuorviante. Detto in tutta franchezza il popolo che compare nella storia non è quello che si è portati a credere, ma è un esiguo numero di persone che di volta in volta sono i detentori del potere, gli altri, nella migliore delle situazioni, ne portano la livrea di servi. Il popolo romano era costituito da qualche centinaio di persone, i rivoltosi statunitensi da qualche decina, i rivoltosi francesi lo stesso e quelli russi pure. Il resto di questi ‘popoli’ erano strumento per raggiungere uno scopo che avrebbe loro giovato marginalmente o niente affatto. Questo lo si desume dalla storia delle vicende umane, la parte edulcorata ci viene propinata a scuola, ma “l’esperienza del mondo fa indovini meglio degli indovini” come dice Fedro in una sua favola, nel senso che se ben guardiamo a ciò che hanno fatto gli uomini siamo resi saggi e capaci di chiamare e vedere le cose come realmente sono. In Italia ci sono 60 milioni di abitanti, ma il suo popolo, quello che detiene il potere e lo esercita sul resto della popolazione, è una cerchia ristretta di un centinaio di persone. Pochi ordinano e molti eseguono. Un fatto che illumina più di tante parole: l’esito di un referendum. Se l’esito non è gradito al popolo, quello reale, anche se i votanti si sono espressi al 100% per un esito non condiviso da essi, il risultato verrà stravolto e la volontà espressa dall’altro popolo verrà tenuta in alcun conto. Perché di fatto la maggioranza non si accorge che il più delle volte è trattata come il galletto della favola, ancora di Fedro, che portato su una lettiga dai gatti, pensa di essere da questi servito, mentre, come lo ammonisce la volpe: “non ti sembra che portino un peso, bensì una preda?”. Appunto ciò accade al popolo, accade a noi persone che non deteniamo il potere, ma lo subiamo. Purtroppo alla nostra barca hanno a poco a poco tolto le vele, il timone e ci è vietato navigare di giorno, ma solo di notte e senza stelle, senza punti di riferimento, il linguaggio è stravolto, infarcito di termini stranieri, le leggi rese oscure per poterle manipolare a svantaggio dei servi, ecc, … non è un gran bel vivere da uomini, da persone libere. E allora? Allora occorre riconsiderare sé e il retaggio degli uomini migliori che ci hanno preceduti e rimboccarsi le maniche, quelle fisiche e quelle intellettuali e dopo che si è giunti al dunque agire di conseguenza e con coerenza, altrimenti non si farà un passo avanti. In un mondo ideale ognuno di noi è persona. È un valore per sé e per tutti gli altri, con i suoi talenti da sviluppare per sé e per tutti. Nel mondo reale è già tanto che noi siamo un valore per noi stessi prima che per gli altri, perciò agiamo di conseguenza e con coerenza. Perché di fatto molte cose e molte altre persone ci remano contro, ci sono ostili. Alcune no, per fortuna, è su di noi e su di loro che possiamo e dobbiamo contare. Se poi non facciamo parte del popolo, ma dei suoi servi è un male, è un fatto che dobbiamo subire, ma almeno non diamogli il nostro consenso. Per quel poco o tanto che possiamo come persone diciamogli un no convinto in parole e sopratutto in azioni di persona libera interiormente e esteriormente. Vivere piegati ad angolo retto non è molto dignitoso ed è poco profittevole. E poi a chi non piacerebbe essere arbitro della propria esistenza? Ma i fatti tagliano le ali a questo ideale. Facciamocene una ragione, ma non chiniamo supinamente il capo. Purtroppo in un mondo dove il formaggio si può fare senza latte, il vino senza uva, il cioccolato senza cacao, un bimbo senza padre né madre, ecc, che cosa volete che sia se un popolo di persone diviene un popolo di servi! L’ideale sarebbe invece “chiamare donne e uomini a costruire comunità nelle quali ogni individuo possa contare sulle necessarie opportunità e risorse per realizzare pienamente le proprie capacità e i propri poteri attraverso la vita politica, sociale e culturale” Westbrook. È bene sottolineare quel suo ‘ogni individuo ’, ma stante la situazione attuale e lasciando da parte un’altra volta l’ideale, forse è venuto il tempo di capovolgere la regola aurea e fare agli altri ciò che fanno a noi con un’addizionale col fine esclusivamente educativo. Perché, come dice Isocrate (vissuto 2400 anni fa), “Già da molto tempo veniamo rovinati da uomini che non sanno fare altro che ingannarci e che se ne infischiano assolutamente del popolo”. Concludo ricordando che nella costituzione del ‘nostro’ stato vi è scritto all’articolo primo: “la sovranità appartiene al popolo”, appunto! Armando Tomasi

Condividi