In questo periodo mi ritrovo in varie faccende affaccendata, presa dal fare e con meno tempo ed energie per fermarmi e stare.
Stamattina però -andando in auto al lavoro- ascoltavo L’estro armonico di Vivaldi, immersa in quella gioiosa vitalità che sento sprizzare da quegli archi, e i pensieri hanno cominciato a seguire un loro corso. Guardavo le auto in movimento, le persone su autobus e tram, quelle a piedi… Flussi di esseri umani, ciascuno con la sua storia, calato nella sua vita, diretto verso la sua meta prossima e verso quelle future. Immaginavo ciascuno con un fumetto sulla testa che raccontava qualcosa di quella vita, e il colore dello stato d’animo del momento.
Mi sentivo parte di quel flusso, vita tra tante vite. Pensavo a quanta gioia e a quanto dolore lì in mezzo, nel flusso. Onde che leniscono, onde che travolgono. Pensavo ad amici, pazienti, pensavo alle storie che ascolto ogni giorno. Siamo forti, e fragili. Affrontiamo dure battaglie, e siamo feriti, atterrati, da gesti noncuranti, indifferenti, da incomprensioni, da tutte le tribolazioni d’amore che possiamo sperimentare dalla nascita alla morte. Questo insieme di forza e vulnerabilità mi colpisce sempre. Di semaforo in semaforo procedo verso il lavoro, incrocio alberi dalle sgargianti foglie colorate dall’autunno, goccioline di pioggia scendono da un cielo uniformemente grigio. Arrivo al parcheggio e mi avvio verso la mia giornata. Sono nel flusso, è una bella e quieta sensazione.
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