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NON E’ STATO VANO

Fano 25 marzo 1983 Caserma Paolini
La mattina seguente al funerale di Filippo Montesi (unica vittima italiana caduta durante la missione in Libano), il Capitano Bellini, come promesso, si recò nell’ufficio del Maggiore Di Padova (comandante degli autisti e responsabile dei mezzi da loro guidati), per metterlo al corrente dell’assoluta inadeguatezza e inefficienza dei mezzi stessi. Bussò alla porta dell’ufficio con tre micidiali pugni, quando entrò, io mi avvicinai per origliare quanto si dicessero: “Maggiore Di Padova, lei è un irresponsabile, fa guidare dei mezzi che cadono a pezzi, mettendo a repentaglio la vita dei militari e delle persone che hanno la sfortuna di incontrarli per strada”, -“come si permette Capitano, le ricordo che sono di grado superiore al suo”, “del suo grado non me ne frega un cazzo”, qui evito di trascrivere l’intero discorso, ma quando il Capitano Bellini uscì dall’ufficio sbattè la porta talmente violentemente che tutti i soldati presenti nel piazzale si girarono, poi salì ai piani alti ed andò a parlare con il Tenente Colonnello Almici, comandante della caserma; un quarto d’ora dopo il Maggiore Di Padova fu convocato a rapporto dal Capo della caserma, quando uscì dall’ufficio del comandante era viola in viso ed urlò subito il mio nome “Giordanooo, il Comandante Almici ha ordinato che tutti i mezzi presenti in caserma siano sottoposti ad una totale e completa manutenzione, perciò partiremo dal più vecchio, fatti trainare ed accendere il CM ( camion medio) del 1941, trovati un capomacchina (non essendo graduato, avevo bisogno almeno di un Caporale che mi accompagnasse), e poi lo porti all’officina della caserma di Pesaro”.

IL 28° Reggimento Pavia, di Pesaro era la nostra caserma madre, infatti a Fano erano presenti solo la 5° e la 6°compagnia, le altre 4 erano nella gigantesca caserma di Pesaro. Quando arrivai nell’officina meccanica, ad accogliermi c’era il maresciallo capo, responsabile dell’officina e dei militari meccanici che dentro vi lavoravano. “Per la miseria soldato, dove hai trovato quel camion, in un museo della seconda guerra mondiale?”, mi disse ridendo, poi prese un block notes, “dimmi cosa ha che non va”, e quando finii l’elenco: “vacca bestia, ho scritto due pagine, era meglio se mi dicevi quello che andava”, “purtroppo le ciapat fes”, mi scappò di dire”, “set en Bresa’?”, si sono della bassa,” “me envece so de Bagnol (Bagnolo Mella), e mi piantò una tremenda manata sulla schiena.

“Visto che adesso è mezzogiorno, io, tu e il tuo socio caporale andiamo a mangiare alla mensa ufficiali e sottufficiali, poi vi faccio accompagnare alla vostra caserma”. Il maresciallo bresciano era una sagoma, veramente simpatico, ma anche un grande esperto e appassionato di meccanica. Una settimana dopo la sfuriata che il Capitano Bellini ebbe con il Maggiore Di Padova, il Capitano mi fece chiamare nel suo ufficio: “soldato Giordano, dobbiamo andare a Bologna presso il 121° Reggimento a ritirare importantissimi documenti, prendi il miglior mezzo a disposizione e vieni qua davanti”, optai per la Jeep Campagnola essendo la più recente. Il viaggio di andata fu molto tranquillo, il Capitano mi chiese se accadeva frequentemente che i mezzi avessero dei guasti; “purtroppo si, a parte questa Jeep che ha soltanto 3 anni ed il CL (camion leggero) che ne ha 4, gli altri mezzi sono tutti molto vecchi e non sono mai stati sottoposti a manutenzione, cambiamo soltanto l’olio una volta all’anno, e tra l’altro lo effettuiamo noi autisti, nemmeno in una officina. Pensi che quando usiamo il furgone da 10 posti per andare a Pesaro (12 km), prendiamo una cassetta di acqua minerale dalla mensa, e prima di ritornare lo rabbocchiamo; il mese scorso per poco non accadeva una disgrazia: sono andato a Pesaro per il solito scambio di missive, con me c’erano un giovanissimo caporale ed il nuovo autista, eravamo vicini alla fontana della piazza, il furgone è andato in ebollizione (probabilmente aiutato dal fatto che il nuovo autista prima di partire aveva riempito il radiatore con una cassa di acqua gassata, non naturale), mi sono fermato, il tappo del rabbocco radiatore è all’interno sulla plancia dalla parte del passeggero, il caporale avendo i guanti, ha svitato lui il tappo, l’ho raccomandato di fare piano piano per far sfogare il vapore, invece lui ha girato di colpo ed il tappo è partito come una fucilata, gli ha schivato miracolosamente la testa, ma il getto di acqua bollente lo ha investito in pieno, io e l’altro autista (che fortunatamente da civile fa l’infermiere professionale), lo abbiamo spogliato ed immerso subito nell’acqua gelida della fontana per fermare la scottatura, poi ho suonato il campanello della casa più vicina, una gentilissima Signora ci ha fatto entrare, il caporale si è asciugato e si è messo gli abiti che la Signora ci ha gentilmente prestato, se l’è cavata con una leggera scottatura al collo.” “Soldato, sono allibito, e il Maggiore Di Padova cos’ha detto quando glielo hai raccontato?” “Il Maggiore fra qualche mese va in pensione, secondo me ha già tirato i remi in barca, ha detto soltanto che bisogna fare molta attenzione.”

Arrivammo tranquillamente a Bologna, una città stupenda che io adoravo, le persone cordiali, affabili, simpaticissime, tante bellissime donne; “Signor Capitano, ha visto quante prostitute anche durante il giorno?” “È una cosa indecente, non dovrebbero esserci neanche di notte, ma di giorno proprio non si può tollerare”, “mi scusi, ma cosa fanno di male?”, “Se tu dovessi passeggiare per strada con tuo figlio e ti chiedesse: papà, cosa fanno quelle “Signore?”, tu cosa gli rispondi?”, “gli direi che vendono l’amore”, “eh no soldato, vendono sesso, non amore, l’amore non si vende e non si compra, ricordatelo sempre”. Mi piaceva molto dialogare con il Capitano Bellini, era una persona straordinariamente acculturata, dalla moralità solida e limpida. Arrivati al 121°Reggimento, il Capitano salì al comando a ritirare i documenti ed io lo aspettai allo spaccio della caserma (lo spaccio era il luogo di ristoro della caserma, dotato di bar ed altri beni di ristoro). Mezzora dopo ripartimmo per il ritorno a Fano, erano le 12.30 e il traffico in centro a Bologna era veramente intenso, fortunatamente essendoci già stato parecchie volte per motivi di servizio, cominciavo a conoscerla bene; finalmente uscimmo dal centro urbano e mi diressi verso l’autostrada, ma nell’innestare la terza la leva del cambio si sfilò e mi restò in mano… “porco Giuda, ci mancava anche questa”, dissi, ed il Capitano: “soldato, ma porca di una miseria, ti avevo raccomandato di prendere un mezzo efficiente, e adesso che facciamo?”, “non è un grosso problema, torniamo a Fano in terza, sono veramente stupito, questa Jeep Campagnola è un ottimo mezzo, non ha mai avuto nessun problema, vorrà dire che domani sarà la seconda che porto a fare la manutenzione a Pesaro“. Arrivammo alla Caserma di Fano un po’ più tardi del previsto ma senza particolari difficoltà; “ha visto Signor Capitano, siamo arrivati senza troppi problemi, per lo meno lei non ha dovuto mettere il braccio fuori dal finestrino; stavo pensando che se i mezzi verranno tutti controllati, in fin dei conti il merito è di Filippo Montesi, il suo sacrificio non è stato vano;” “hai ragione soldato, hai proprio ragione!”

Giordano

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