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“Noah”

Voto (da uno a dieci): 7
Titolo originale: Noah
Nazione: U.S.A. – Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 138 minuti
Regia: Darren Aronofsky
Cast: Russell Crowe, Jennifer Connelly, Logan Lerman, Douglas Booth, Emma Watson, Ray Winstone, Anthony Hopkins, Kevin Durand, Marton Csokas, Dakota Goyo
Distrib. Universal Pictures Italia

“Il pubblico si aspetta di ritrovare tutti i grandi momenti che hanno caratterizzato la storia di Noè: l’Arca, gli animali, i Nefilim (Angeli Caduti che la Bibbia tratta in un solo paragrafo), il primo arcobaleno, la colomba. Ma mi auguro che qui vengano colti in modo nuovo e sorprendente. Invece di ripetere ciò che è stato già visto, ci siamo attenuti strettamente a ciò che è scritto nella Genesi, cercando di ricreare sullo schermo un ambiente dove presumibilmente potessero avvenire questi miracoli”.
A parlare in questo modo è Darren Aronofsky, regista noto per il suo approccio visivo innovativo e per la sua abilità ad approfondire temi fecondi come la mortalità, l’amore ed il senso del sacro (sua la ricerca del matematico nel film d’esordio Pi Greco: Il teorema del delirio, la ricerca agrodolce per la riconciliazione nel Leone d’Oro al Festival di Venezia The Wrestler, la fantascientifica storia d’amore di The Fountain – L’albero della Vita e il più recente ed intenso thriller sulla danza Il Cigno Nero).
Noè, che da bambino assiste alla morte del padre ad opera dei discendenti di Caino, è cresciuto e diventato uomo. Dopo dieci generazioni di malvagità umana, e con la voce di Dio gli annuncia l’imminente fine dell’umanità, decide di costruirsi un’arca e mettere al riparo la sua famiglia e una coppia di animali di ogni specie. In questa grande opera, e nel difenderla dall’attacco degli umani che vedono avvicinarsi la loro fine, viene aiutato da alcuni giganti (creature inviate dal Cielo e che, da tempo, abitano la Terra).
Ma la sua interpretazione della collera divina lo porterà fino a voler sopprimere anche se stesso e la propria discendenza. La storia di Noè è stata, per la prima volta, narrata in un film del 1928 (Noah’s Ark), mescolando una breve riproduzione Hollywoodiana del diluvio biblico con un dramma della Prima Guerra Mondiale. Da allora ne sono seguiti solamente cortometraggi (della Disney), cartoni animati e alcune rivisitazioni in chiave comica. Seppur straordinaria, la storia di questo personaggio non è mai stata considerata nella sua interezza ed immaginazione visiva tanto da essere estrapolata dalle pagine della Bibbia per dargli vita. Né alcun regista ha avuto modo di approfondirne direttamente il lato umano, facendone un tema centrale.
La vicenda di questo personaggio biblico, e dell’Arca che gli è stata ordinata di costruire prima che la terra fosse completamente distrutta, occupa poche pagine nel Libro della Genesi (il regista e il suo staff, pur rifacendosi ad una vastità di fonti religiose, storiche e scientifiche, non si sono volutamente attenuti, riga per riga, alla Sacra Scrittura, scegliendo, invece, di concentrarsi sulla drammaticità dei temi e cercando di esplorare le questioni poste dal racconto biblico). Salto audace per rappresentare sullo schermo un mondo (quello di Noè) che potesse catturare gli spettatori di tutte le provenienze.
Attratto dal lato umano della narrazione epica riguardo alla famiglia di Noè, esplorandone le fragilità, le speranze ed i loro conflitti interiori e cercando un senso nell’ambito di questi straordinari eventi, Aronofsky unisce la maestà delle immagini con l’intensità emotiva, portando il pubblico in un mondo antico che dilaga tra il caos e la presenza divina. Evocando sia la profondità del male che la grandezza della fede, egli va oltre la rappresentazione di un racconto epico (fedele al testo come lo conosciamo, ma riempito anche di alcuni dettagli di fantasia).
Il tutto condito da un linguaggio visivo nel quale emergono elementi contemporanei ma dal risultato finale classico ed epico, dove, a fare da fulcro ed anima, ci sta il punto di vista originale del cineasta: il voler rappresentare una storia intesa, soprattutto, come un grande dramma familiare. Raccontato in modo viscerale attraverso le tecniche cinematografiche del giorno d’oggi (gli animali che entrano nell’arca sono un miscuglio di magia digitale e riproduzioni; la pioggia, che si abbatte per quaranta giorni e quaranta notti), Noah, pellicola di più di due ore, sicuramente molto ambiziosa e dall’estrema attenzione ai vari dettagli, si denota per un approccio emozionante e drammatico.
Merito, non possiamo tacerlo, del cast di tutto riguardo che il cineasta ha deciso di prendere a bordo: il “gladiatore” Russel Crowe (nel ruolo del protagonista principale), il Premio Oscar Jennifer Connelly (moglie fedele di Noè nonché madre devota, donna virtuosa ed emotivamente forte), la Emma Watson di Harry Potter (qui nei panni dell’orfanella Ila, adottata da Noè dopo esser stata abbandonata in un campo profughi), il Premio Oscar Anthony Hopkins (nel ruolo di Matusalemme), Ray Winstone (Tubal –Cain, il capo dei discendenti di Caino, simbolo della malvagità e della corruzione umana).
Forse qualche fedele lettore della Bibbia storcerà il naso davanti a questa rappresentazione troppo moderna e contemporanea (soprattutto dal punto di vista visivo).
Ma lo sappiamo bene come funziona questo mondo: anche Hollywood ha le sue regole e detta le sue leggi.
Piergiorgio Ravasio

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