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Mi sforzo di andare avanti

Ci sono giorni in cui grane quotidiane e problematiche varie decidono di presentarsi tutte insieme, così, giusto per stare in compagnia. Una tira l’altra, come ciliegie. Decisamente meno buone, ma ugualmente indigeste  oltre una certa quantità. In quei giorni arrivo a sera, ma forse già a mezzogiorno, con la sensazione di essere schiacciato. L’effetto accumulo non è una semplice somma di grane e problemi, è un effetto moltiplicativo.  Grane al quadrato, al cubo e via salendo. Ecco, quell’effetto lì è pernicioso. Se gli vai dietro è un serial killer che ti aspetta al varco e… zac! Colpisce e ti affonda. I sintomi sono immediatamente visibili e facilmente riconoscibili: svetta su tutti la visione catastrofica del futuro, che si declina in una subdola e pervasiva visione distorta di tutto ciò che il tuo sguardo coglie e i pensieri raggiungono. E’ come entrare in quelle case degli orrori dei luna park, ricche di specchi deformanti, fantasmi che sbucano all’improvviso, mostri che allungano artigli e spalancano fauci. Lì tutto ti mette in allerta, ti fa sussultare, spaventare.
Sicché… bisogna uscire dal tunnel senza guardarsi troppo in giro, senza giungere a conclusioni sul futuro, senza pianificare possibili soluzioni. Tutto ciò che pensi dentro al tunnel è distorto dallo specchio dell’ansia e della preoccupazione. Con la non trascurabile differenza che quando sei al luna park, sai che sei lì, quando invece sei in un tunnel mentale, non sempre ne sei così consapevole. Ti sembra tutto molto reale, e i pensieri ti snocciolano con logica apparentemente ferrea i motivi per i quali sicuramente non ce la potrai fare. Stare troppo dentro ai problemi è accecante: scatta l’allarme rosso nel cervello, le emozioni  inondano la povera corteccia, che smette di funzionare come dovrebbe. Così, emozioni travestite da pensieri marciano a seminare il panico in giro per il corpo. Panico travestito da lucidità. Così, dopo anni di esperienza, ho maturato la seguente strategia di sopravvivenza. Metto da parte i pensieri e cerco di tirarmi su il morale. Detta così può sembrare una stupidaggine, ma non lo è. Richiede impegno e forza d’animo. Cerco il calore degli affetti, cammino, scrivo, mi concentro sul lavoro. Leggo un libro, guardo un film, passeggio in bicicletta con i bambini. Cerco leggerezza, buon umore. Come cambiare l’aria viziata di una stanza, cerco di far entrare energie diverse, fresche… Mi sforzo di andare contro la corrente interiore che mi tira giù. Non è un fuga, né un incosciente rifiuto di pensare. E’ dare tempo al cervello di quietarsi per tornare a funzionare decentemente. Quindi ricerco buon umore contro il logorio della vita depressa, che è come dire prima tiro fuori la testa dall’acqua, poi penserò anche a nuotare.

Gianluca Boffetti

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