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L’ORSACCHIOTTO

Spesso mi trovo a camminare in paese, sulla strada, lungo un fiumiciattolo, ovunque su sentieri in aperta campagna e se guardo davanti a me oppure in alto, i miei pensieri poggiano nel cielo o sugli alberi e si mescolano per brevi istanti nel verde e nel blu. Se abbasso lo sguardo incontro invece ai margini rifiuti e cose abbandonate di ogni genere: è triste penso oppure è solo una conseguenza del degrado e del consumismo del nostro tempo…
Ma due giorni fa tra cumoli di immondizia faceva capolino un piccolo orsacchiotto, un peluche, di cui rimaneva un mezzo busto e il musetto con quegli occhioni desolati che sembravano guardarmi. Non ho potuto fare altro che prenderlo, toglierlo da là e appoggiarlo a riposare adagiato nell’erba sotto un grande albero…
Quando ero piccolo portavo sempre con me un orsetto come lui, dentro e fuori casa, in cortile e nell’orto. Una fredda sera d’inverno nel tinello della casa dei miei nonni, riscaldata solo da una di quelle piccole stufe a legna sormontate da anelli concentrici di ghisa, sentendo tanto freddo e preoccupato che anche lui ne soffrisse, aprii lo sportello e cercai di poggiarlo allo scopo di riscaldarlo. Naturalmente mi diede il suo addio e scivolò nelle fiamme.
Rimasi sbigottito e dalla cucinina accorse mia nonna che comprese immediatamente e si affrettò a consolarmi e ad assicurarmi che non aveva sofferto e che sarebbe tornato. Capii poco dopo la mia innocente quanto triste marachella e ne soffrii parecchio. Prima di riaccendere il fuoco la mattina seguente, mia nonna frugando e pulendo la stufa, con molto amore trovò tra le ceneri ancora tiepide due biglie, due occhietti di vetro… per un po’ li portai con me, poi finii per perderli e dimenticarli in un tempo magico che non tornerà più.

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