Parlando con un’amica mi sono accorta che andiamo d’accordo su tutto tranne sul fatto che io sono una vera e propria perfezionista mentre lei vive perennemente e felicemente nel caos.
Lei afferma, sicura, che nella sua confusione vive benissimo, ma sarà vero?
Analizziamo (cercherò di essere imparziale, ma non so se ci riuscirò) questi due modi di vivere che sono pressochè agli antipodi!
Credo che ordine significhi, anche, poter controllare tutti gli aspetti della propria vita e ciò ci dà tranquillità, serenità e ottima organizzazione perché, ad esempio, non corro il rischio di prendere due appuntamenti lo stesso giorno alla medesima ora oppure se cerco la ricevuta con la garanzia del ferro da stiro vado a colpo sicuro a recuperarla nel faldone che si trova nello studio perché so esattamente che si trova in quel dato posto.
Così facendo non c’è il rischio di far perdere tempo sia a noi stessi che agli altri. Non avete mai pensato che “vita ordinata fa rima con vita ben organizzata”!
Detta così sembra un’esistenza da sogno, ma lo è realmente? Forse no!
Perché si corre il rischio di essere troppo rigidi, pure verso gli altri, e con il passare degli anni si può diventare sempre più intransigenti e “bacchettoni”. Per colpa di troppa precisione si arriva a non perdonare niente a nessuno perché tuttto deve essere “dentro” determinati schemi che ci siamo creati noi e che vorremmo adattare a tutto e tutti. Però così facendo si perde anche il bello della vita, vale a dire quello svago, un invito per un aperitivo all’ultimo minuto che non avevamo programmato o quella piccola follia che potrebbe essere un bel dolce a fine pasto. E il colmo che spesso il detto “gli opposti si attraggono” sia vero e così si corre il rischio di avere accanto (in amicizia o in amore) una persona che sia il nostro opposto e qui nascono i problemi. Come mai?
Perché gli altri, soprattutto se si tratta di qualcuno disordinato, finiscono per trovare quella persona “precisina” troppo prevedibile, non spontanea, contro ogni cambiamento e sempre in attesa di trovare l’altro in errore così da poter affermare: “te l’avevo detto io!”. Altresì nell’immaginario collettivo, inoltre, fa più simpatia quello disordinato stile Paperoga della Walt Disney perché risulta essere più allegro e alla mano proprio per colpa della sua imprevedibilità.

Ma è, davvero, “tutto oro quello che luccica?”
Non credo proprio in quanto, di contro, se guardiamo la situazione dalla parte della persona precisa, chi vive accanto a qualcuno un po’ pasticcione lo trova non troppo affidabile perché nel suo DNA c’è sempre la tendenza a fare affidamento sugli altri per risolvere i guai che combina o perché ha bisogno di una mano nella ricerca di quello che non trova e questo crea, come ovvio, della tensione che a lungo andare potrebbe logorare i nervi.
E, difatti, con il passare del tempo alcune persone si stancano in quanto lo calcolano (a torto o forse, no) incostante e superficiale e finiscono, con buona probabilità, ad all’allontanarlo. In conclusione ogni tipo di comportamento ha i suoi lati positivi e negativi! Che fare allora? Bisognerebbe cercare una via di mezzo tra le due fazioni e, tradotto nell’atto pratico, che cosa fare?
Tentiamo, almeno, di smussare qualche angolo del nostro carattere! Sicuramente non è una cosa che si può fare “dall’oggi al domani” perché serve tanto impegno e tantissima buona volontà! Due esempi concreti per i confusionari: dovrebbero iniziare a mettere tutte le ricevute in un cassetto della cucina in modo che in caso di necessità sono in grado di trovarli senza far impazzire nessuno nella ricerca!
Per quanto riguarda i super mega perfetti dovrebbero iniziare a contare fino a dieci prima di parlare (parlo per esperienza diretta!) in modo da capire che oltre al proprio punto di vista ve ne sono anche degli altri e che, ogni tanto, potrebbero essere altrettanto giusti.
Morale del discorso?
Nessuno è perfetto quindi dovremmo imparare a volerci bene (sia a noi stessi sia a chi ci sta intorno) per come siamo anche se il volersi migliorare è un ottimo punto di partenza e non di arrivo! La differenza è davvero molto sottile, ma c’è ed è sostanziale!
Monica Palazzi