Emilio Salgari credo che sia uno scrittore amato soprattutto dai piccoli però sicuramente non è disdegnato nemmeno dai più grandi.
Chi non si ricorda di Sandokan anche se il titolo del libro è “I pirati della Malesia”? O de “La regina dei Caraibi”?
E sono passati più di 160 anni dalla nascita di Salgari tuttavia il suo nome è ancora tra quello degli scrittori più conosciuti e più letti almeno tra gli amanti dei libri di avventura. Ma partiamo dall’inizio!
È indubbiamente meglio. Va detto per prima cosa che il cognome Salgari va letto, per essere precisi, con l’accento sulla “a”!
Emilio Salgari nasce a Verona il 21 agosto 1862 ed è il figlio di mezzo essendo il secondo di tre. Suo padre era un commerciante di panni ed anche un possidente terriero mentre la madre era di origine veneta. Il giovane Emilio ha sempre amato scrivere fin da piccolo tuttavia non era uno studente modello in quanto aveva sempre la testa immersa nella fantasia, immaginando i viaggi e le avventure… ed è così che quando diventa poco più di un ragazzo va ad abitare dagli zii in modo da poter frequentare l’Istituto Nautico che poi gli avrebbe permesso di diventare capitano di gran cabotaggio. In pratica arebbe diventato capitano di navi mercantili. Però agli esami estivi del secondo anno non si presenta ed per questo motivo non conseguirà mai tale diploma.
Altresì la leggenda narra che il viaggio più lungo che abbia mai fatto in nave fosse quello che da Venezia lo portò in Puglia e si racconta che soffrisse anche di mal di mare tanto che il rientro dovette farlo in treno. Se non fu mai un gran navigatore in nave lo fu sicuramente con la fantasia.
Inizia come giornalista presso “L’Arena di Verona” e dato che molte riviste dell’epoca come questa, dedicano ampio spazio ai romanzi d’appendice, comincia qui a scrivere la storia della famosa tigre della Malesia. Nel 1887 inizia anche la pubblicazione in volume dei suoi racconti ma nel mese di marzo di quell’anno muore sua mamma e due anni dopo quindi nel 1889 suo padre muore gettandosi da una finestra in quanto era convinto di avere una malattia incurabile. Il “nostro” Emilio si sposa nel 1892 con un’attrice di teatro di nome Ida Peruzzi che una volta diventata sua moglie abbandona la vita da attrice e da questa donna avrà quattro figli: due femmine e due maschi.
Nel 1893 Salgari con la famiglia va a vivere a Torino e chiude la sua esperienza con l’Arena di Verona.

Sicuramente diventare ricco scrivendo, era una chimera allora come oggi. Salgari pubblica, per lo più, grazie ad un editore tedesco che si trasferì a Genova, un tale Antonio Donath, opere come “I misteri della Jungla nera”, “Il corsaro Nero” e “Capitan Tempesta”. Successivamente continuerà a pubblicare con Enrico Bemporad che gli subentrò e sarà quest’altro a farlo conoscere anche all’estero.
Nonostante ciò, Emilio non sta bene perché fuma e beve tantissimo caffè.
La moglie nel 1911 venne ricoverata in un manicomio a causa di un esaurimento nervoso ed Emilio si sente talmente spiazzato: non ha i soldi necessari per farla curare ed è per questo motivo che sempre quell’anno ed esattamente il 25 aprile si toglie la vita in un bosco che si trova sulle colline di Torino.
Due particolarità alla morte di Salgari.
La sua morte ricorda molto da vicino la morte che si davano gli antichi samurai in quanto lasciò scritto: “Vi saluto spezzando la penna” e questo è un saluto pieno di astio e polemica rivolto ai suoi editori ai quali chiede di pagare il suo funerale. Sulla sua tomba che si trova a Verona è raffigurata una donna che affonda la lama di un pugnale in un libro.
E io mi fermo qua però spero di aver fatto venir voglia a qualcuno di scoprire e ad altri, invece, di riscoprire questo scrittore leggendo o rileggendo almeno uno fra i suoi tanti bei libri che credo vadano bene sia grandi sia ai piccini perché non è mai troppo tardi o troppo presto per viaggiare quanto meno con la fantasia…
Monica Palazzi
