Ho bisogno di fermarmi e di ritrovare contatto con sorgenti che fluiscono più in profondità.
Le mie giornate sono troppo piene. Cammino nella via dello shopping: l’aria fredda è la mia preferita e la luce del tramonto che va verso la notte ha sempre il potere di quietarmi.
Un giovane suona la chitarra e canta. Ha una bella voce, calda, intonata.
È facile emozionare con la musica: bastano poche note, e la voce che si diffonde nell’aria fa vibrare corde emotive, ricordi, atmosfere. Armonie come scivoli verso la memoria.
Guardo i passanti e le tante espressioni che i volti raccontano e i gesti sottolineano.
Storie mute, frammenti percepibili.
Sono in equilibrio tra diversi stati d’animo, gioiosi e malinconici, ma comunque pieni di vita.
Più passano gli anni e più sento convivere complessità emotive, dove tutto sta. O forse ciò che cambia nel tempo è solo la consapevolezza, e la capacità di leggere e dare nomi a quella complessità. Mi fermo e sento più intensamente tutto il mio mondo con me.
Sono momenti preziosi e rigeneranti, boccate d’ossigeno vitali. Taccuino e penna sono sempre in borsa, ed è bello fermarsi qui a scrivere, nell’aria fredda, accanto a tante persone che vanno nelle loro vite. Ognuno nella propria. Sono parte di quel flusso, protetta dalla mia interiorità che non mi ci fa perdere dentro. Ho confini. E ora, mentre trascrivo queste parole sul tablet, alzo lo sguardo e vedo un cielo che sta transitando dal buio della notte all’azzurro del giorno. Il colore del lapislazzuli accompagna i miei pensieri.
Veronica