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LADY D LA STORIA SEGRETA DI LADY DIANA

Molte volte è sufficiente dire un nome che la memoria collettiva va diretta ad un volto ben preciso, ad una storia universalmente conosciuta, ad un’esistenza di cui tutti ne sono stati partecipi. E, in questi casi, verrebbe da chiedersi: “Che altro c’è da sapere? Già i giornali e le televisioni ci hanno detto tutto di lui o di lei”. Altre volte, invece, capita che qualcosa di recondito (o, comunque, di poco conosciuto) ci sia sfuggito oppure sia stato (volutamente o meno) tenuto lontano dalle cronache mondane a cui ormai siamo avvezzi. E’ il caso di Lady Diana; dove, già nel titolo, apprendiamo che qualcosa di “segreto” ha fatto da contorno alla sua malaugurata breve ma intensa esistenza; in particolare alla sua sfera affettiva e alle dolorose vicende sentimentali.

La storia a cui ci stiamo riferendo è quella dell’amore celato tra lei e il cardiochirurgo pachistano Hasnat Khan. In occasione della visita ad un’amica ricoverata in un ospedale, e dopo aver preso atto del risultato fallimentare del matrimonio con Carlo, la Principessa del Galles si imbatte in un medico del quale si innamora a vista (l’attore indiano Naveen Andrews apparso ne Il paziente inglese). Nonostante l’uomo sia molto dedito al proprio lavoro nonché riluttante alla notorietà, ai flash dei fotografi e alla pressione mediatica, la loro storia durerà per circa due anni. Ma è una relazione destinata a finire. E lo sarà sia a causa della popolarità che inizia a crearsi intorno a lui ma, soprattutto, per la reticenza della sua famiglia d’origine a dare il placet all’insolita relazione; quella stessa relazione che, di lì a poco, si sarebbe infranta nel famoso tunnel dell’Alma.

Con alla base l’intento, da parte dei produttori, di non fare il classico biopic sulla vita di Diana bensì un film sulle vicende che hanno segnato gli ultimi anni della sua vita (e non sulla sua tragica morte), facendo leva sull’empatia e sull’immaginazione, la pellicola ci mostra i momenti più cruciali – e magari sconosciuti – dei suoi ultimi anni (la campagna di sensibilizzazione sulle vittime delle mine di terra, la “Principessa triste” che guarda Khan praticare un intervento chirurgico, che cammina tra le mine in Angola, che abbraccia un’anziana in un cimitero in Bosnia, che fa visita alle vittime delle mine, in vacanza sulla barca di Dodi). La maturazione da ragazza sola, insicura e un po’ depressa a donna combattiva e impavida capace di realizzarsi sia affettivamente che professionalmente. Ma soprattutto quel percorso all’interno del quale c’è una storia d’amore che non è quella con il Principe Carlo. Con alcune parti (per quanto ovvio) romanzate, il film di Oliver Hirschbiegel (già candidato all’Oscar con La caduta, dove trasponeva in chiave drammatica la vita di un altro personaggio famoso come Adolf Hitler), dipinge, per la prima volta sul grande schermo, il ritratto di una madre, di una donna forte e intelligente che ha fatto avvicinare la Famiglia Reale alla gente comune; con quel senso di isolamento e di vuoto affettivo che ha contraddistinto la sua esistenza. E lo fa chiamando a rapporto un’attrice esperta di personaggi drammatici e intensi (il due volte Premio Oscar Naomi Watts per i film 21 grammi – Il peso dell’anima e The impossibile), che si è preparata per bene in quanto a sguardi, postura ed occhi.

Un film che vuole sollevare domande che riguardano un po’ tutti: che cos’è l’amore, veramente? Chi è la persona che ci sta accanto? Che cosa vogliamo dalla vita? Che senso nuovo dare ogni tanto alla nostra esistenza? Interrogativi difficili, a volte drammatici; ma che possono insegnare qualcosa.  

O almeno così si spera.

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