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L’ABBRACCIO

Sono nonno di due stupende fanciulle: Martina di 5 anni e Beatrice di 6 mesi; ogni volta che ne ho la possibilità, ammiro e rimiro queste creature rimanendone incantato, e penso che il più delle volte siano loro a dar lezioni a me, con la disarmante sincera spontaneità che caratterizza i bimbi di questa età.

Avendo da poco smesso l’attività lavorativa, ho più tempo da dedicare alle mie nipotine, molte volte vado a prendere Martina all’asilo, dinnanzi al quale c’è un prato sintetico dove vengono fatti sedere i bambini (naturalmente se non piove), in attesa dei loro genitori o parenti.

Quando sono davanti alla scuola materna, ammiro questi bimbi di ogni colore e dottrina, come autentici e stupendi fiori in questo prato finto. Appena Martina mi vede, mi corre incontro, mi stringe la mano: ”nonno, andiamo a prendere un gelato?”, la seconda richiesta e tappa è: “nonno, facciamo un giro al parco?”.


Davanti la palestra di Casalmoro (MN), c’è un bellissimo parco giochi, punto d’incontro di molti bambini e di tanti nonni, mentre i fanciulli si divertono su i vari giochi, noi “anziani” ne approfittiamo per scambiare due parole. L’ultima volta Martina era stanchissima, la sorellina Beatrice aveva pianto tutta notte tenendo sveglia l’intera famiglia, e così dopo dieci minuti di altalena, è scesa ed è venuta da me: ”ti prego nonno, prendimi in braccio, andiamo a casa tua”; l’ho sollevata e stretta forte a me pensando che l’auto era distante oltre un kilometro.


A metà tragitto Martina ha cominciato ad appisolarsi, ma ogni volta che allentava la presa, si svegliava, appoggiava il viso contro il mio e mi stringeva con una tale forza da riuscire a sentire il suo cuoricino battere contro di me; ho provato una tale emozione, una gioia che invano tento di descrivere. Dopo il primo kilometro, il mio fiato e le braccia cominciavano a mancarmi, ma quando ho scorto l’auto e più mi avvicinavo a lei, la mia nipotina non pesava più, è come se il suo corpicino fosse diventato un tutt’uno con il mio, avrei potuto percorrere ancora chissà quanta strada senza sentire alcuna fatica.
Mi è dispiaciuto moltissimo staccarla da me per sistemarla sul sedile dell’auto, interrompendo così quell’abbraccio che tanto mi ha fatto gonfiare il cuore. Ho voluto descrivere questa piccola storia, per un semplice motivo: le emozioni più grandi non ci vengono date da straordinari avvenimenti, ma dalla purezza dei nostri piccini.
Giordano

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