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La lettura è il viaggio di chi non può prendere il treno

L’anno scorso ho viaggiato molto.
Andrè Aciman, in “Chiamami con il tuo nome” scrive: “Non dovevo far altro che elencare le opere che avevo letto in quel posto, e lui avrebbe saputo in quanti paesi avevo viaggiato”
Sono stata in Afghanistan, fra le pagine di Khaled Hosseini, nei suoi meravigliosi e indimenticabili romanzi “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”. Ho conosciuto Ukmina in “Le bambine non esistono”.
Con lei ho scoperto la realtà delle bacha posh, le bambine “vestite da maschio” delle famiglie Afghane, senza figli maschi. Sono stata a Napoli negli anni ’40, ho conosciuto il piccolo Amerigo ne “Il treno dei bambini”, un romanzo ma anche un pezzo di storia dell’Italia del dopoguerra dove migliaia di bambini del Sud furono affidati per alcuni mesi a famiglie benestanti del Nord.  Viola Ardone mi ha conquistata con questo romanzo e così ho deciso di viaggiare anche in Sicilia negli anni ‘60, insieme a “Oliva Denaro”. Sono stata a Gorizia con Magda Maddalena Marconi che racconta la sua vita, da leggere tutta d’un fiato, nel suo toccante romanzo “Eh bambin…”. 

Sono stata catturata dalla scrittura di Donatella Di Pietrantonio, in “Borgo Sud”, “Bella mia” e “L’arminuta” ma anche dalla prosa pungente e ironica di Veronica Raimo, in “Niente di Vero”. 
Sono stata a Dachau, fra le pagine di Shari J. Ryan con “La libraia di Dachau” e ad Auschwitz con “La pianista di Auschwitz” di Suzy Zail.
Ho visto i campi di concentramento anche attraverso gli occhi di Victor Frankl, il fondatore della logoterapia, in “Uno psicologo nei lager”. La sua ricerca di senso è stata la mia scoperta più affascinante di quest’anno. Ora sono a Bologna, sto terminando “Un’amicizia” di Silvia Avallone.  Due amiche così diverse che mi ricordano un po’ le due protagoniste di uno dei miei romanzi preferiti di Elena Ferrante, “L’amica geniale”.  Viaggio sempre portando con me una citazione di D’Avenia, da “Cose che nessuno sa”: “Dalla lettura ottieni qualcosa solo quando sei capace di mettere qualcosa di tuo in ciò che stai leggendo. Voglio dire che leggi un libro veramente solo quando è lui che ti legge, solo quando ti avvicini alle parole con l’animo disposto a ferire e ad essere ferito […] e dopo arricchito dal tesoro che hai scoperto!”
Barbara

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