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La fragilità, un sentimento che si sta perdendo

Ma di che cosa stiamo parlando quando ci riferiamo alla fragilità? Fragile, secondo quanto scrive Luciano Manicardi nel suo libro “Fragilità” è ciò che si può spezzare, in modo improvviso o a seguito di un lento processo di usura per cause interne o esterne.
La fragilità si può distinguere in tanti tipi: fragilità psicologica o fisica, fragilità morale e intellettuale, poi ci sono le fragilità legate all’età che avanza, le fragilità sociali e quelle ambientali.
Spesso si tende a scusare e capire di più le fragilità fisiche mentre quella psicologica è scambiata per una malattia però quest’ultima è solo una sfaccettatura delle tante cause che la compone.
Quali sono le emozioni denominate “fragili”?
La tristezza, la gioia, l’inquietudine, la mitezza e la lista potrebbe proseguire ancora però mi fermo qui! Ma perché le definiamo fragili? Perché sono sentimenti che si rompono con estrema facilità perché si spezzano davanti all’indifferenza e al menefreghismo imperante e per tali motivi poi questi nobili sentimenti non dovrebbero, almeno secondo me, essere nascosti ma custoditi con estrema attenzione. Perché è grazie a loro e, quindi, alla cosiddetta fragilità se riusciamo a scampare all’egoismo e all’aggressività imperante e ciò ci fa cercare di essere prossimi al nostro vicino che, magari, ha bisogno di aiuto!
Ma perché abbiamo paura della fragilità?
Perché la fragilità ci fa riflettere su chi siamo realmente e sulle relazioni che dovremmo avere con gli altri ed è grazie a ciò se riusciamo a dare un senso vero e sincero alle nostre esistenze e non effimero e falso…
I poeti sono sempre stati abituati a parlare di questo sentimento e non se ne sono mai vergognati. Fra gli altri menziono Leopardi e Ungaretti …

Il professor Borgna che è uno psichiatra nonché accademico di fama internazionale ci insegna che: “E’ dalla conoscenza della fragilità che è in noi, e dalla conoscenza di quella che è in persone che ci sono famigliari o che incontriamo nella nostra vita, che dovremmo imparare a essere gentili, e capaci di ascolto e accoglienza”.
Per poter realizzare quanto sopra espresso dovremmo far buon uso anche di un’altra caratteristica umana ossia l’empatia, che è ciò che ci fa sentire le sofferenze degli altri, ossia la capacità di immedesimarci nel mondo e nella realtà dell’altra persona. Empatia non è da confondere con simpatia.
Perché possiamo capire qualcuno seppure ci stia antipatico, tuttavia sarebbe meglio se questi due sentimenti ci fossero entrambi però non è obbligatorio…

Infine credo che la fragilità ci possa insegnare anche cosa è davvero importante per noi e cosa, invece, è secondario.
Perché molte volte quando stiamo bene e tutto ci va alla grande mettiamo al primo posto nella nostra classifica immaginaria, magari, un qualcosa che in realtà e con le giuste prospettive poi non è così fondamentale…
Penso che sia proprio nei momenti più difficili che dovremmo ricercare quelle azioni, quei gesti e quelle parole che possano essere di aiuto a noi oppure alla persona che ci sta di fronte e che è in difficoltà. Credo che dovremmo imparare a essere in relazione con gli altri e quindi anche a tentare di trovare il punto di unione con il nostro prossimo, per lo meno con amici e parenti… e non il punto di rottura. Lo so non è facile, però dovremmo almeno provarci e così, magari, qualche volta ci riusciremo anche!
Non lo credete anche voi?
Alla fin fine in un momento di difficoltà le cose più importanti sono saper ascoltare in silenzio e solo se richiesto dare un nostro parere e di far vedere con i gesti la nostra vicinanza all’altro ma tutto questo dovrebbe essere fatto con parole gentili, sincere e dette “in punta di piedi”, vale a dire quelle che nascono dal cuore e non dalla fredda e asettica ragione …
Spesso basta un sorriso o una stretta di mano, covid permettendo, per essere d’aiuto agli altri e a far loro sapere che ci siamo e possono contare su di noi sempre…
Monica Palazzi

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