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LA CAVALCATA

Mio padre è sempre stato un grande amante dei cavalli, d’altronde quand’era giovane sono stati suoi grandi compagni di lavoro: fin da bambino ha imparato a conoscerli, amarli, accudirli.
Con l’avvento della meccanizzazione agricola questi splendidi animali sono praticamente spariti dai campi sostituiti dai trattori, ma la stima e l’affetto per queste superbe creature in mio papà è sempre rimasto.

Quando avevo all’incirca 5 anni ( tanto tempo fa ), vi era stato un maggio particolarmente piovoso, il mais aveva raggiunto già una buona crescita e mio padre disperava perché col trattore (ormai presente in azienda da qualche anno), non poteva entrare per rincalzarlo con la zappatrice finché non gli venne un’illuminazione: si ricordò che lo zio Ettore aveva ancora una stupenda cavalla. Lo zio, ormai molto anziano, non aveva voluto acquistare una trattrice; per coltivare il suo piccolo appezzamento gli bastava Bella che lui trattava come una figlia.


Quando mio padre partì dal nostro cascinale in bici per andare al casolare dello zio Ettore, era emozionato come un bambino il primo giorno d’asilo, tornò dopo circa un’ora in sella a Bella, ricordo ancora oggi la sua espressione di incontenibile gioia quando entrò dal cancello e fece il giro del cortile, gli mancava solo il cappello per sembrare ad un cowboy d’altri tempi.

La cavalla era di una bellezza abbagliante: criniera e coda lunghissime e bianche, il suo candido manto picchiettato da punti neri, di statura gigantesca; molto più alta delle vacche che avevamo in stalla ma con una eleganza di forme da farla sembrare una modella.

Quando mio padre scese di sella mi disse con entusiasmo incontenibile: — hai visto Giordano che animale? Non è meravigliosa? — Effettivamente il mio papy aveva ragione: Bella lo era di nome e di fatto. Il mattino seguente dopo aver bardato la cavalla, attaccò all’animale la zappatrice (avevamo conservato tutti gli attrezzi che trainati dagli animali si usavano per la coltivazione della terra), entrò nel campo vicino alla cascina e fila per fila cominciò a rincalzare il mais. Mio padre era entusiasta, quando tornava indietro alla base del campo mi diceva: — Bella è di una intelligenza fuori dal comune, si gira da sola nei solchi senza che le tiri le redini —.
Alla sera quando la riportava in stalla, la spazzolava e le parlava come ad una Signora.


Nel giro di una settimana i campi di mais furono rincalzati ed il lavoro per Bella terminò: mio padre era triste, doveva riportare la cavalla allo zio Ettore ma prima doveva essere spazzolata e pettinata. In quel momento Bella non aveva ne sella ne redini, mio padre mi disse: — Giordano, vieni, ti metto in groppa a Bella, vedrai come ti piace — Prima che potessi aprir bocca, mi ritrovai sul dorso dell’animale, mio padre camminando davanti mi fece fare il giro del cortile ma quando arrivammo di fronte al cancello, Bella lo imbucò andandosene con me in groppa.
Mio padre non se l’aspettava, corse davanti alla cavalla cercando di fermarla ma l’imponente animale non voleva sentire ragione, addirittura alzando gli zoccoli anteriori lo allontanava scalpitando nervosamente. Io ero terrorizzato, attaccato alla criniera ho cominciato ad urlare: — tirarmi giù papaaa !!! — non urlare Giordano, non bisogna far agitare Bella, ho capito cosa vuole fare; adesso sta tornando a casa dallo zio —.
Io non sapevo come comportarmi, volevo buttarmi giù dal cavallo ma era molto alto e mio padre stesso continuava a ripetermi di non saltare, mi sarei rotto l’osso del collo. Bella procedeva con passo molto veloce e mio padre per starle dietro doveva correre. Finito il primo kilometro di strada sterrata, l’animale salì sull’asfalto, mio padre sempre dietro, cercava di tener lontano le auto dimenando le mani, continuava a ripetermi di stare tranquillo, di non mollare la criniera.
Arrivati all’incrocio per Fontanella, Bella girò a sinistra… ormai era evidente che la sua destinazione era il casolare di zio Ettore e finalmente dopo tre kilometri di strada arrivammo sulla collinetta dove risiede lo zio. Come aveva previsto mio padre, quando fummo nel cortile Bella si fermò: era a casa, si sentiva tranquilla e quando mio padre si avvicinò per tirarmi giù, non fece nessun movimento, e lì fra le sue braccia scoppiai in un incontenibile pianto liberatorio.

Il mio papy dopo i tre kilometri di corsa era viola in faccia, non riusciva nemmeno a parlare, arrivò lo zio Ettore: — ma cosa è successo?? — Ci domandò e vedendoci in quelle condizioni ci fece entrare in casa (naturalmente, non prima di aver sistemato Bella in stalla) e finalmente mio padre spiegò ogni cosa.

Lo zio disse che mai aveva avuto una cavalla di simile intelligenza e quando sarebbe arrivato il momento l’avrebbe seppellita vicino al casolare perché era giusto che riposasse nella terra che lei aveva coltivato. Salutammo e ringraziammo lo zio, mio padre mi mise sulla canna della sua bici (che aveva lasciato il giorno in cui aveva preso a prestito il superbo animale) e ci avviammo verso casa: sentivo ancora sul mio culetto la sensazione delle scapole della cavalla che “massaggiavano” le mie chiappette.

Mio padre parlò per tutto il tragitto, mi disse che Bella se avesse voluto, mi avrebbe scrollato di dosso in qualsiasi momento, invece mi tenne pazientemente sulla sua groppa, come se avesse intuito che ero un cucciolo indifeso. All’epoca ero molto piccolo, non avevo ben compreso le parole di mio padre e nelle notti a venire, la cavalcata non voluta in groppa a Bella, divenne un mio incubo ricorrente che per fortuna, col passare degli anni, non ebbi più; se non che all’incirca una settimana fa, in sogno, mi sono ritrovato ancora in groppa a questa splendida bianca creatura, stavolta però non ero più un bambino ed aggrappato alla sua criniera attraversammo paesaggi di indescrivibile bellezza. Ero tranquillo, dentro me sentivo una grande pace, non mi interessava il fatto che procedevamo senza una meta ed un perché.

Quando mi sono svegliato ho provato una gioia, una serenità che non so descrivere, sono rimasto sveglio a pensare per tanto tempo a questo sogno (derivato da un fatto realmente accaduto), e sono arrivato a questa conclusione: se è vero che oltre a questa c’è un’altra vita, vorrei poter fare il tragitto in groppa a Bella.
Giordano

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