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La buona scuola: cosa si nasconde dietro uno slogan

Si deve riconoscere a Renzi la capacità di essere un astuto comunicatore. Il Governo presenta un programma di rilancio della scuola (dalla primaria ai corsi post laurea) dove in un documento introduttivo sono contenute delle frasi dal piglio immaginifico: “dare al Paese una Buona Scuola significa dotarlo di un meccanismo permanente di innovazione, sviluppo, e qualità della democrazia”, “un investimento di tutto il Paese su se stesso”.
Non si può non essere d’accordo con queste frasi. Questo non significa essere d’accordo anche con il progetto. Gli ultimi decenni della storia economica dell’Italia ci hanno insegnato che progetti rivestiti di coloratissime parole e verbi al positivo possono nascondere in realtà sordide e grigie verità. La Buona Scuola non fa eccezione.
Al progetto viene dedicato anche il sito www.labuonascuola.gov.it, dove è stato sufficiente spulciare un documento meno colorato e più austero per capirne un po’ di più: il bilancio previsionale per il triennio 2014-2016.
Nel rapporto della buona scuola il Governo parla di 150.000 precari da assumere entro un anno ma nel documento economico si scopre che ad oggi non esistono le risorse e dunque NULLA è stato definito.
Inoltre la previsione di bilancio del ministero per il 2015 prevede una riduzione della spesa complessiva pari a 420 milioni di euro, in linea con le politiche recessive di austerità che l’Europa ci chiede e poco concilianti con la promessa di stabilizzare 150.000 persone. Vale la pena ricordare che una scuola che funziona ha bisogno anche di personale non docente. Ma se assumo insegnanti e con questi ricopro ruoli anche del personale non docente sto operando quello che nel mondo del lavoro si chiama demansionamento.
Questo non ci sorprende visto che il demansionamento è promosso anche nel Jobs Act di Renzi (evidentemente nulla è stato lasciato al caso) ed è il risultato disastroso che si ottiene quando un elevato tasso di disoccupazione costringe le competenze più elevate ad accettare lavori di minor complessità: il mercato del lavoro viene schiacciato verso il basso e uno Stato disperde le ricchezze reali in termini di competenze professionali. Facciamo l’esempio di un cardiochirurgo che viene pagato per fare l’infermiere; in quel momento stiamo sprecando un patrimonio in termini professionali e stiamo lasciando a spasso un bravo infermiere, sicuramente più bravo nel suo mestiere del cardiochirurgo prestato a un mestiere non suo. Ma arriviamo al punto centrale del documento sulla buona scuola: la previsione di bilancio.
6.2 LE RISORSE PRIVATE
Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola … Vale per la scuola quanto è ormai ovvio per moltissimi altri ambiti, a partire dalla ricerca: sommare risorse pubbliche a interventi dei privati è l’unico modo per tornare a competere…
Per funzionare, questo investimento collettivo deve essere apertamente incentivato… Anzitutto per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzione in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimoniale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici. E poi va offerto al settore privato e no-profit un pacchetto di vantaggi.
Questo passo tradotto in politica economica dice nel modo più chiaro possibile che l’Italia ha smesso di spendere a deficit per la scuola. Ha smesso di promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (Art. 9 della costituzione) perché ha deciso che sono finiti i soldi che invece lo Stato che ha la sua moneta sovrana non può mai finire.
Lascia al libero mercato quale scuola premiare e finanziare e quale lasciar morire. Ci troviamo quindi davanti ad una limitazione dei diritti costituzionali voluta e dettata dai limiti economici che esistono solo nella misura in cui il governo decide che esistano. È superfluo ricordare che il passaggio sopra riportato è di fatto la ritrattazione della frase ad effetto che introduce il rapporto La Buona Scuola sul valore della scuola come investimento. A parole ti parlo del valore della scuola, ma nei fatti voglio che sia un affare per pochi a danno di tutti. L’opera di consegna della scuola ai privati ha la sfacciataggine di citare Don Lorenzo Milani come “tifoso” dell’operazione, un vero e proprio insulto alla memoria e al lavoro di Don Milani e a chi ha portato avanti quella costruzione di civiltà nel rispetto della Costituzione. Per chi va oltre il titolo l’operazione La Buona Scuola si rivela per quello che è, un progetto di stampo neoliberista orientata a portare avanti politiche elitarie e distruttive del sistema democratico. La buona scuola pubblica pilastro di ogni democrazia moderna DEVE ESSERE DISTRUTTA.
Stefano Sanna
ReteMMT
lombardia@retemmt.it
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RETE MMT PER LE NUOVE GENERAZIONI: “LA MONETA MODERNA SPIEGATA AI RAGAZZI”

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