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L’estate di San Martino

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove, e sento che sono nate  intorno le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle quercia agita il vento. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, che erbose hanno le soglie: un’aria d’altro luogo e d’altro mese e d’altra vita: un’aria celestina che regga molte bianchi ali sospese…

Ho rivissuto le emozioni di queste parole nelle giornate di sole che hanno accompagnato mezzo novembre. E le viole le ho proprio viste l’altro giorno, tra le foglie morte sotto il noce che cresce fuori di casa. Viole vere, quelle selvatiche. Ho lasciato scorrere queste parole tante volte e gustavo il tepore del sole e i colori di un autunno leggero e gli odori che venivano da un ceppo ricco di chiodini.
Chissà se giorni così belli il Signore c’è li darà ancora. E un grazie diventava preghiera, la stessa preghiera che mani attente avevano espresso nel preparare cesti con ortaggi e frutti di questa stagione che muore e che sugli altari ricordavano a tutti che era giunto il giorno del ringraziamento. È  sabato 14 novembre. Alcuni volontari hanno caricato i sacchi della raccolta di San Martino e li hanno portati a Borgosatollo (Bs).  Si dice che incontrò un povero; ignudo  “sbacchettava” dal freddo. Scese da cavallo e con la spada tagliò nel mezzo il suo mantello e ne diede metà alla sofferenza del povero.
San Martino, era il giorno del trasloco. Molti mezzadri e contadini cambiavano cascina e padrone. Caricavano sul carretto dalle grandi ruote la loro masserizia; tegami e pentole le sbattevano appesi sotto il carretto. Sotto le povere cose con materassi e letti e sopra a tutto i bambini, infagottati nel freddo ormai penetrante, magari tra nebbia o, peggio ancora, sotto la pioggia. E poi si arrivava nel posto nuovo, umido, col focherello acceso. Le madri a preparare la polenta. E proprio come la polenta anche la povertà si tagliava a fette. 
Storie d’altri tempi che non è vergogna ricordare ai nostri bambini.
Don Bruno
L’atmosfera piena di brio del borgo è dovuta al giorno di San Martino (cioè l’11 novembre) in un paesetto della Maremma (Bolgheri o Castagneto), poichè per le vie si diffonde quell’odore aspro di vino e di carne che viene cotta sullo spiedo, ma i pensieri dell’uomo sfuggono a quest’allegria e volano lontani proprio come gli uccelli. Questo giorno risulta di una certa importanza per gli agricoltori perchè segna la fine del lavoro nei campi e l’inizio del travaso del vino dai tini nelle botti. All’allegria del borgo si contrappone quella tristezza del paesaggio autunnale in quanto avvolto dalla nebbia.

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