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L’albero

Hai il tuo sogno di fronte a te. Alza la mano, non ti sembra quasi di poterlo toccare?
Allungati, sporgiti, apri le dita e stringilo a te. Anche io lo vedo. Eppure resto qui, lo sguardo fisso, spostando il peso da un piede all’altro. Non mi muovo. Cosa mi blocca?
È stupido avere un albero preferito?
Non ricordo la prima volta che lo notai, forse da piccola durante i giri in bici con papà, forse nei primi viaggi verso scuola sul mio vecchio Peugeot arrancante. Ogni volta che ora passo su questa strada, una, due, tre volte al giorno, il mio sguardo resta fisso su di lui che sorge maestoso, immerso nei campi di grano, sorvegliando come un Vecchio Saggio la solitaria strada che si srotola al suo fianco.
E ogni giorno, ogni volta che i miei occhi restano incollati a questa figura, una domanda mi rimbalza prepotente nella testa: “perché non sono ancora andata lì?”
Da sempre voglio farmi largo tra le spighe, sentire gli steli duri graffiare dolcemente la pelle delle gambe mentre faccio scorrere i palmi delle mani su quel compatto mare giallo. Camminare per quei pochi metri che mi separano dal mio albero preferito e poterlo sfiorare, aggrapparmi sui rami più bassi e velocemente arrampicarmi tra le fronde, come facevo da piccolina. Trovare lassù, tra quelle fronde folte, un posto sicuro, un nido da cui poter osservare il mondo che scivola placido sotto i miei piedi.
Eppure non l’ho mai fatto. Come mille altre cose: vorrei, ma non faccio nulla per raggiungerlo. Cosa mi blocca? È la paura di una delusione, di scoprire che non riuscirò a salire fin sulla cima? È la semplice paura di mettermi in gioco, consapevole che non sempre le cose sono all’altezza delle nostre aspettative?
O è forse il desiderio di potersi preservare un obiettivo, un sogno, che ci impedisce di fare anche solo il più piccolo sforzo che implicherebbe il volerlo davvero raggiungere?
Me lo chiedo, di volta di volta.
Non mi so rispondere o forse non voglio e mi chiedo di nuovo, “cosa mi blocca?”.
E temo che la risposta a questa domanda sia ancora una volta troppo a portata di mano perché io possa davvero volerla raggiungere. Ancora una volta, come il mio albero preferito.
Aurora

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