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Io non ho più una vita mia!

Gentile dr.ssa,
le scrivo per avere un consiglio. Sono sposata da 25 anni con un uomo che pensavo di conoscere alla perfezione invece mi ritrovo dopo 25 anni che non sò niente affatto di lui. Da 3 anni ho scoperto che soffre di un disturbo bipolare, ha gia tentato 2 volte di suicidarsi, lui è sotto cura in una struttura adeguata, ma il problema più grande ora sono io, perchè io non vivo più. Ho perso la sua fiducia non credo più a niente di quello che mi dice, perchè mi accorgo che mi racconta balle su balle e pensare che di lui mi sono sempre fidata cecamente. Ho cercato di affrontare questo argomento con i suoi fratelli per avere un aiuto, ma purtroppo hanno fatto gli struzzi hanno messo la testa sotto terra, ignorando il grosso problema e facendo finta di niente, pensavo di avere un aiuto e invece mi ritrovo sola con un grosso problema da affrontare e non sapendo da dove iniziare. Le chiedo se mi sa dare qualche consiglio perchè sinceramente io non ho più una mia vita. La ringrazio per una sua risposta.
Agnese
Cara signora Agnese,
vediamo se riusciamo insieme a cambiare, anche solo per qualche minuto, la prospettiva con cui guardare gli stessi eventi.
Possiamo pensare agli uomini come a dei sistemi coerenti nelle loro azioni, nei loro pensieri e nelle loro emozioni. Come a degli esseri finiti, che non si fanno influenzare dai cambiamenti dell’ambiente in cui vivono e possiamo pensare alla nostra mente come a una struttura capace di cogliere, analizzare e capire tutto quello che viviamo, relazioni d’amore comprese. Se pensiamo agli uomini in questi termini, avere cieca fiducia in alcuni di loro, aspettarsi sincerità, trasparenza e coerenza anche al di là del passare degli anni è normale, perché è la conseguenza logica di un preciso presupposto, viene da sé. Ma se gli uomini fossero degli esseri infiniti? Se fossero veramente molto complessi, formati da parti in continua lotta fra loro, aperti e ricettivi verso l’esterno e inscindibilmente legati insieme e se i nostri strumenti per conoscerli fossero limitati, parziali, spesso ingannatori e inaffidabili? Parlare di cieca fiducia non avrebbe proprio più senso. Quando si ha cieca fiducia in qualcuno o in qualcosa si crede di poter prevedere il comportamento dell’altro o come andrà qualche evento e ci si siede comodi ad aspettare distogliendo la nostra attenzione. Diamo per scontato che le cose andranno di sicuro come le avevamo previste, che le persone si comporteranno di sicuro come hanno sempre fatto. Ma noi siamo misteriosi, pieni di sorprese, dentro di noi dormono pensieri ed emozioni che non conosciamo nemmeno e che si possono svegliare all’improvviso, senza motivo apparente e trasformarsi in azioni, in comportamenti che mai avremmo pensato di poter mettere in atto. Cosa sono le bugie che le racconta sua marito signora Agnese? Sono invenzioni della sua mente prodotte apposta per farla soffrire? Sono un modo creativo che sta usando suo marito per dirle qualcosa che altrimenti non riuscirebbe a dirle? Quale è la verità che vuole sentirsi dire signora Agnese? Perchè suo marito ha una sua verità, e sta cercando di condividerla con lei, al di là del contenuto, al di là della sua consapevolezza che non è la persona che lei ha sempre pensato che fosse. Si che una vita lei ce l’ha ancora. Non è più quella di prima, è vero, ma la sfida che le si presenta è molto accattivante: riuscire a vedere le cose, le persone e se stessa con occhi diversi. Con gli occhi del mistero, dello stupore, della meraviglia, della curiosità e del desiderio di esplorare l’infinito senza però volerlo mai possedere.
Dott.ssa Rita Ghezzi – rita-ghezzi@libero.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione

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