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INTERVISTA AD EX TOSSICODIPENDENTI

I problemi della società, l’assillante vivere nella routine cittadina, l’indifferenza delle persone, l’ipocrisia della gente, tutto ciò lasciato in mano alle nuove generazioni, all’immaturità degli adolescenti.
Abbiamo avuto modo di confrontare le nostre idee con quelle di alcuni ex tossicodipendenti ed abbiamo scoperto cose e fatti che nessun giornale ha mai scritto e che nessun grande psicologo esperto in materia ha mai detto.
Con le nostre domande secche, mirate ad un giusto scopo per curiosità ed esperienza, abbiamo potuto scoprire il “vero” problema che c’è dentro ogni ragazzo, in particolare in quelli che rincorrono a stupefacenti o droghe così dette pesanti: l’incomunicabilità.
Alla domanda: “Come hai cominciato?”, uno di loro ha risposto: “Mi sono visto crollare sulle spalle delle responsabilità più grandi di me, dovevo mantenere la mia famiglia e non riuscivo ad identificarmi, a trovare il mio posto nella società, mi sentivo interiormente vuoto”. “In famiglia argomenti come sesso, droga e alcool erano tabù ed i miei genitori evitavano l’argomento, ed io trovavo sempre nuovi modi per poter spegnere la scintilla che avevo dentro con la benzina, partendo da piccole cose come i soldi, le belle moto, il tabacco e infine sono passato all’hascis e alla “roba”. All’inizio andava tutto bene, sentivo che questo vuoto era colmato con la droga, lavoravo, i soldi c’erano e la roba si riusciva a trovare. Successivamente le cose sono cambiate: il fisico non reggeva più il lavoro, i soldi mancavano, così ho cominciato a rubare ed a spacciare hascis: ogni mezzo era lecito per raggiungere lo scopo”.
Passando alcune ore con loro abbiamo conosciuto nuovi termini, così detti dell’”ambiente”, alcuni di questi sono molto comuni ma non conosciuti da tutti come ad esempio essere “scoppiati”, cioè “… una persona che si è fatta ed è completamente fuori di testa…” oppure “… avere la scimmia, ossia quando un tossico dipendente ha una forte crisi di astinenza…e durante questi periodi si fanno cose che la razionalità non ammette, si riesce a far del male agli altri senza rendersene conto…
L’uso della droga è stato l’ultimo stadio, il punto finale di una vita perfetta, ma non è stato una soluzione o una cura. “Continuando a farmi sono arrivato al punto che guardandomi allo specchio mi facevo schifo…”.
Ed è proprio in questo momento che alcuni di loro prendono la decisione di uscire dal tunnel. “In Comunità si parla e ci si confronta gli uni e gli altri”.
E’ appunto questo il compito delle comunità, di reintegrare i giovani in un ambiente di comunicazione e paragonando le varie esperienze, si riesce a capire come i problemi siano così simili in ognuno di noi. E forse un giorno potremmo capire molte cose di nostro figlio urlandogli “Sei scoppiato!!!” e vederlo fissarci con grandi occhi come di chi è stato scoperto con le mani nel barattolo… di marmellata.
Ivan e Mirella

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