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INTERVISTA A ESTER CAMPESE, LA PITTRICE DELL’ANIMA

E’ dolce, sensibile e romantica la pittrice di fama internazionale Ester Campese in arte Campey. Noi di New Entry l’abbiamo incontrata per una chiacchierata a cuore aperto nel centro della Capitale.

Ester, non ti sei mai fermata un attimo neanche quest’ estate. Dove trovi tutto questo entusiasmo?
La pittura è la mia passione, e quindi, un gioioso entusiasmo, come per altri è andare in palestra, ballare o vedere un bel film. Per me questo è uno dei miei modi di dare sfogo alle emozioni ed è qualcosa di irrinunciabile. Un momento in cui mi concerto e provo/sento emozioni che cerco di trasferire sulla tela, pennellata per pennellata. Provo così anche ad instaurare un tipo di dialogo con i miei interlocutori/osservatori ed è per questo motivo, senz’altro, che non amo fare le cose di corsa. Le mie produzioni sono sempre pensate e vissute prima da me, ed è uno dei motivi per cui gradisco sapere a chi vanno e sono una parte di me, Sono pochissimi i quadri che non so a chi siano affidati. Seguo in qualche modo le mie creazioni anche successivamente, quando fanno parte di una collezione privata. E’ come donare un piccolo sogno, un ideale di bellezza, un messaggio di armonia agli altri che superi l’immagine raffigurata in se, nel quadro. Ovviamente questo è il mio “sentire” e ciò che mi fa stare bene e mi da energia.

Oltre a essere una donna molto attivo, sembri molto sensibile… E’ così?
Sì, in effetti sono una persona sensibile, credo in parte di averlo svelato anche nella precedente risposta. Ancora oggi dò valore a molte cose che in questa “attualità” sembrano un po’ perdute,come l’amicizia, l’amore, la famiglia, l’affidabilità, la dignità ed altre. Forse sono romantica e sognatrice, ma non mi spiace affatto esserlo.
Valori sempre più attuali e per me sentiti, per i quali sempre mi spendo.

Credi che la sensibilità sia da considerarsi un pregio o in difetto sul lavoro?
Se si riesce ad incanalare le energie, le vibrazioni di questa sensibilità, possono essere una marcia in più anche nel lavoro. Se prendono il sopravvento invece possono rivelarsi un ostacolo. Credo stia sempre nelle nostre mani fare in modo che le cose vadano come noi in effetti scegliamo che sia. In più occasioni penso di aver detto che non credo al caso, anche le “fatalità” in qualche modo le indirizziamo noi.
E nella vita privata?
Diciamo che lì è un po’ diverso: mi trovo in un alveo protetto una sorta di “tana” rigogliosa in cui scorre un ruscello che poi impetuosamente diviene torrente. In questo luogo mi posso lasciar andare, esponendo senza remore il mio essere, anche con eventuali fragilità, sicura di non essere giudicata. Forse talvolta sono faticosa, sì è vero, ma credo di ripagare abbondantemente, in altre forme, questa lacuna. Almeno ci provo!

Credi che essere sensibili significa anche essere fragili?
Talvolta può sembrare sia così, ma ti faccio un esempio allegorico: un fuscello, o meglio una canna di bambù, si piega ad una sferzata di vento forte, ma regge e non si sradica. Appena passata la bufera si può rialzare. Un ramo più solido, ma solo apparentemente, sotto la stessa sferzata se “secco” (privo di sensibilità) può per paradosso più facilmente spezzarsi. Insomma come vedi nella mia visione l’essere fragili è abbastanza relativo, ma io so che talvolta vivo in un mio mondo, diciamo un po’ astratto. Ma che fa se mi aiuta? Chi dice poi cosa sia giusto o sbagliato se rispetti gli altri e te?
L’ Arte in che misura e che in maniera può aiutarci a essere meno vulnerabili?
L’arte per me personalmente è stato, e lo è tutt’ora, un percorso esplorativo interiore che provo ad esternare anche in altre forme. L’arte, non solo quella pittorica, ma ad esempio anche quella musicale, affina gli animi, eleva, anche per chi ne fruisce e non la fa direttamente. Se poi si ha una piccola curiosità e si studia, ci si informa sul compositore artistico, allora si riesce meglio a comprenderne anche la produzione.
Molte volte l’arte ci aiuta ad aprirci agli altri e questo crea connessioni positive e comprensione maggiore e consapevolezza.

Credi che potrebbe aiutare i giovani odierni che paiono sempre molto arrabbiati e inquieti a rasserenarsi?
L’arte senz’altro può essere una strada, ma questo è relativo ed è molto soggettivo per generarla ed abbracciarla pienamente. Dipende dal sentire di ogni persona singolarmente. Le arti in genere penso possano essere comunque un modo per affinare altri punti di vista che ci aiutano ad ampliare la mostra “piccola visione”. Da profonda epicurea quale sono, apprezzo il bello ed il buono, e penso che l’animo umano attraverso la bellezza possa rasserenarsi. Il nostro animo fa sempre capolino, anche a noi stessi, quando siamo di fronte al bello.

Laura Gorini

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