In un luogo qualsiasi di un’isola caraibica, ad un’ora qualunque di un giorno come un altro del 1954.
“Io” sono quel bambino antipatico, dalla faccia rotonda e sporca che ti importuna ad ogni angolo della strada con il suo “mi dai una monetina?”; io sono quel bambino di sempre, arrabbiato e stanco che guarda gli altri bambini fare grandi salti e arrampicarsi sui cofani delle auto. Io sono quel bambino che ti guarda e ti avverte; “se tu mi accarezzerai sulla testa in modo viscido e ipocrita io approfitterò per rubarti il portafoglio”.
Io sono quel bambino annoiato e sporco che si nasconde sotto le gonne delle puttane illuminate dai lampioni. Io sono quel bambino solo dalla faccia rotonda e sporca; io sono sempre quel bambino che riconosci subito, solo di fronte a odio imminente, lebbra imminente, botte imminenti, che stanotte si costruirà un letto di fortuna con 4 scatoloni e che, certo, tu dormirai con me.
Brano letto a Rey in punto di morte dallo stesso Rey.
Enrico