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Impariamo a dubitare

Dubitare non vuol dire necessariamente essere in malafede: talvolta è segno di una giusta prudenza, doverosa quando riguarda le nostre azioni e il nostro modo di proporci. La cultura della sfacciataggine che plasma ormai ogni comportamento ci impone di non dubitare mai di noi stessi, di esprimerci senza pensarci su, senza esitazioni spesso senza ritegno. Questo investe anche il campo espressivo: ognuno costruisce un suo stile in base al suo mondo interiore, alle sue cognizioni tecniche, alle mode del momento, senza mai porsi il problema della propria correttezza. Eppure è importante esprimersi in modo corretto, è un vero e proprio biglietto da visita che denota chiarezza e ordine mentale; senza queste qualità chi ci ascolta non riuscirebbe a capire ciò che vogliamo dirgli, proprio come se una nube di fumo, avvolgendoci, offuscasse i nostri lineamenti. Anche se non siamo Manzoni o Dante, dovremmo tutti aspirare ad essere irreprensibili almeno nell’ortografia (la capacità di scrivere la parole in modo corretto), oggi molto più trascurata di un tempo, non solo per il poco spazio che trova nell’istruzione scolastica, ma anche per i terribili svarioni che il mondo della comunicazione perdona e lascia circolare. Anzi è spesso proprio il mondo della comunicazione a seminare errori che poi vengono naturalmente ripresi  e ripetuti, perché oggi si ritiene che nell’uso dell’italiano la grammatica sia un optional e chiunque possa decidere a discrezione come scrivere.  Gli strumenti capaci di aiutarci sono a portata di mano: il correttore ortografico, il traduttore per i termini stranieri, la possibilità di rivedere in bozza ogni nostro elaborato sono offerti da ogni PC, sempre ammesso che li attiviamo e prestiamo attenzione ai loro consigli. C’è poi il dizionario della lingua (il caro vecchio Zingarelli con tutti i suoi esempi e richiami…), quello dei sinonimi e contrari, quello dei neologismi in uso corrente, a patto però che ci chiediamo se quel che scriviamo è giusto oppure no. Per scrivere con esattezza, non occorre volare in alto in cerca dell’effetto, quanto piuttosto rimanere con i piedi ben piantati a terra, costruendo periodi brevi e lineari, usando parole semplici e chiare per noi e per gli altri. Non faremo spettacolo, ma verremo capiti, contribuendo così a far girare più speditamente gli ingranaggi macchinosi del nostro mondo.
Emanuela Monego
Fonte: Frate Indovino – Aprile 2015
Si ringrazia Nonna Grazia per averci fatto pervenire questo interessante scritto.

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