La scuola, periodo di fondamentale importanza nel processo di formazione della persona, è spesso soggetta a critiche provenienti da ogni parte. Ovviamente sotto la lente d’ingrandimento ci sono sempre i docenti, spesso accusati dai propri alunni di essere ingiusti, di avere pretesti personali per aver messo un “4” di troppo, hanno a che fare con molti genitori che prendono costantemente ed unicamente le difese del proprio figlio, aspettandosi voti brillanti sempre e comunque. Non funziona così. E lo dico da alunna. Si parla tanto di meritocrazia, della sua fondamentale importanza per il costante miglioramento della società, e poi ci arrabbia con gli insegnanti che non regalano un otto, solo perché non meritato. Ben vengano questi insegnanti. Riempiamo le nostre aule con queste persone, perché sono esattamente ciò che ci serve: docenti che pretendono tanto quanto danno, che riescono a formarti dal punto di vista scolastico e umano, capaci non solo di ripeterti le nozioni a memoria che dopo due ore lo studente ha dimenticato, ma di farti appassionare, di farti ascoltare, di incuriosire o, almeno, di farti capire che tutto ciò un giorno potrebbe tornarti utile. Docenti che ti portano articoli di giornale per farti vedere le conseguenze nel mondo reale di ciò che stai studiando, che non ti inculcano la pura teoria, ma ti mostrano la pratica nel modo più semplice. Professori che spingono a pensare con la propria testa, a cercare di capire, trovare spiegazioni, ragioni, idee, motivi, cause e conseguenze, andando oltre l’apparenza, i tabù, i pregiudizi. L’istruzione è molto più di un numero sul libretto, anche se troppe volte è l’unica cosa a cui viene data importanza. Un numero è solo un numero. Una mente brillante, sempre attenta a ciò che la circonda vale molto di più. E, soprattutto, smettiamola di incolpare unicamente gli insegnanti per un’insufficienza, perché a loro spetta il compito di insegnare nel miglior modo possibile, ma lo studente deve fare la propria parte. Con questo non voglio difendere a spada tratta tutti i docenti. Ci sono anche quelli che se ne vanno dopo 10 minuti di lezione, quelli che restano e leggono il giornale, lavorano al proprio pc o giocano e rispondono al cellulare. Ad alcuni studenti fa comodo, così si ha un’oretta in più per aggiornare Facebook direttamente dai banchi di scuola, farsi una partitina a carte o una chiacchierata. Questo è uno dei lati negativi dell’istruzione moderna. Il fatto peggiore è che, in questi casi, gli studenti che vorrebbero dire qualcosa al Dirigente Scolastico non lo fanno, per evitare di essere veramente presi di mira dal docente saccente di turno, persone piene di sé, totalmente incapaci di trasmettere la minima informazione, che scaldano la cattedra e niente più. Non è sufficiente avere un insegnante una conoscenza sconfinata della materia per poter affermare che sia in grado di insegnare, perché non si apprende automaticamente: non siamo computer in cui salvare un documento con tutte le informazioni del caso. Come in ogni altro aspetto della vita, si hanno tempi ed esigenze differenti, ma la conoscenza non arriva per caso, serve tempo e dedizione, pazienza e sacrificio. Credo che ci sia molto da migliorare all’interno del sistema scolastico, a partire dalle modalità con cui si insegna e, forse, bisognerebbe anche domandarsi se valga veramente la pena acquistare libri che molto spesso vengono aperti due volte l’anno o altri di cui si saltano intere parti, vista l’impossibilità di approfondire ogni argomento, preferendo a questi libri creati “su misura” dai docenti dei vari istituti, come sta già accadendo il alcune parti d’Italia. Questo permetterebbe di avere dei concetti importanti concentrati in documenti o schemi prodotti in base alle esigenze, che poi vengono gestiti durante le lezioni, avendo così la possibilità di fornire allo studente un quadro completo del tema trattato, scegliendo poi quali approfondire o integrare. La strada è, ovviamente, molto lunga, ma non per questo impossibile da percorrere, basterebbe riflettere sul fatto che, in un periodo di crisi e vera difficoltà, abbiamo bisogno di restituire alla scuola il ruolo che le compete, ricordando le parole di Nelson Mandela (Premio Nobel per la pace): “L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”. Paola