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Il venditore di Almanacchi

In questi giorni, nell’atmosfera dell’anno che volge alla fine, ho ripensato al Dialogo di un venditore di almanacchi di Leopardi, e sono andata a rileggermelo.
Passeggere: “Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore: “O illustrissimo, sì, certo”.
Passeggere: “…Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi ultimi anni?”
Venditore: “Signor no, non mi piacerebbe”;  (…)
Passeggere: “Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?”
Venditore: “No in verità, illustrissimo”. Passeggere: “E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?”
Venditore: “Cotesto si sa”. (…)
Passeggere:”Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?”
Venditore: “Cotesto non vorrei”.
Oggi, dico anch’io le stesse cose. Non avrei nessuna voglia di rivivere il passato: non esiste un solo anno che non abbia portato con sé le sue fatiche, fatiche che non avrei nessuna voglia di ripercorrere. Peraltro, non rivivrei neanche i momenti belli. Sono passati: io non sono più lì, e non sono quella che ero allora. Anch’io spero che l’anno che viene possa essere migliore: questo è stato davvero molto impegnativo. E ho comprato i calendari 2016 con lo spirito di ogni anno, di attesa e speranza.
Anch’io penso che la vita sia bella, aggiungo però bella e terribile.
E dunque, mi avvio verso il nuovo anno fiduciosa, e mi auguro di riuscire a trasformare in senso il dolore, in crescita le fatiche, in vita i sacrifici. E mi auguro di riuscire a godere, a non sprecare le possibilità di gioia e le bellezze.
Michy

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