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Il Superfulmine di Bell Island

Nell’ormai lontano Aprile del 1978, Bell Island venne sconvolta da un boato che nell’arco di trent’anni ha fatto nascere ipotesi e teorie del complotto. Bell Island è una piccola isola di soli 34 km quadrati nella baia di Conception, vicino alla penisola di Avalon a Newfoundland, Canada. Inizialmente occupata per condurre attività di estrazione del ferro, dall’inizio degli anni ‘50 del secolo scorso ha iniziato a spopolarsi a causa dell’abbandono dell’attività estrattiva. Bell Island, tuttavia, non è diventata celebre per il ferro, ma per un’esplosione misteriosa che scosse l’intera isola nell’Aprile del 1978. Il rumore dell’esplosione venne avvertito ad oltre 100 km di distanza, i cavi elettrici vennero distrutti, alcuni edifici danneggiati seriamente, elettrodomestici e televisori fusero o esplosero. I resoconti degli abitanti dell’isola hanno dell’incredibile: la famiglia Bickford, ad esempio, sembra aver osservato una sfera di luce in sospensione nel cielo poco prima dell’esplosione; una residente riportò invece di aver assistito ad un fascio di luce cadere dal cielo, mentre diversi altri testimoni dichiararono di aver percepito un suono simile ad uno squillo di telefono poco prima della detonazione.
Cosa è successo davvero a Bell Island? Un documentario di History Channel del 2004 dal titolo “The Invisible Machine” ha ipotizzato che si sia trattato del test di un’arma ad impulsi elettromagnetici il cui effetto sarebbe stato potenziato dal ferro delle miniere. L’ipotesi venne ben presto smontata pezzo per pezzo a colpi di scienza, dato che alcune affermazioni contenute del documentario andavano ben oltre la realtà dei fatti. Come è facile immaginare, tuttavia, le ipotesi per spiegare il mistero del boom di Bell Island iniziarono a spuntare come funghi, specialmente quelle di natura complottista: alieni, test nucleari segreti, armi innovative, e chi più ne ha più ne metta. A rendere il tutto ancora più misterioso ci fu il fatto che tra il 1977 e il 1978 vennero uditi oltre 600 “boom misteriosi” lungo le coste orientali dell’America del Nord. Oggi, la maggior parte di questi rumori ha trovato una spiegazione, ma al tempo le ipotesi fiorirono numerose per tentare di dare un senso a questo fenomeno misterioso.
Due terzi di queste esplosioni è stata attribuita a boom sonici di aerei sia civili che militari, specialmente i Concorde, che eseguirono la prima rotta Europa – New York proprio nel dicembre del 1977. Durante giornate particolarmente calde, i Concorde volavano lungo una rotta differente da quella tradizionale, e che sorvolava la Nuova Scozia per risparmiare carburante, causando boom sonici udibili ad oltre 100 km di distanza. Rimangono comunque circa 200 casi di boati atmosferici inspiegabili. E quello di Bell Island non fu solo un boato, ma causò danni fisici ben evidenti. Ecco quindi che entra in gioco una delle ipotesi fornite per spiegare il mistero di Bell Island, e quella statisticamente più probabile: superfulmini. Grazie ai satelliti Vela, inizialmente posti in orbita per monitorare esplosioni nucleari, oggi sappiamo che circa 5 su 10 milioni di fulmini possono essere classificati come superfulmini, scariche elettriche insolitamente potenti che durano più a lungo di un normale fulmine, e che tendono a formarsi nell’alta atmosfera sopra all’oceano, anche quando la volta celeste sembra chiara e priva di nubi. A Bell Island vennero inviati due ricercatori dei Los Alamos National Laboratory, John Warren e Robert Freyman, che fecero espressamente richiesta di recarsi sull’isola per verificare la possibilità di un superfulmine suggerita dai dati raccolti dai satelliti Vela.
Bollati come “spie militari” dai cospirazionisti, erano in realtà scienziati con credenziali invidiabili e un certo numero di pubblicazioni alle spalle: il primo divenne in futuro l’ideatore della tecnologia RFID, il secondo era invece specializzato nella fisica dei plasmi. Le prove che raccolsero sull’isola sembrano supportare l’ipotesi del superfulmine. La distruzione degli apparecchi elettrici e cinque galline uccise da uno shock elettrico sembrano essere indizi consistenti con un fulmine di inaudita potenza, e sono supportati anche dalla presenza di buchi verticali nella neve, comparsi improvvisamente subito dopo l’esplosione. E le testimonianze oculari? Purtroppo non costituiscono un dato certo, e non dovrebbero essere considerate attendibili durante un’indagine scientifica degna di tale nome. Come può un fulmine causare danni di questo tipo, e un boato tanto assordante da essere percepito a decine di km di distanza? Un fulmine non è altro che una scarica elettrostatica a 30.000°C che viaggia ad una velocità pari ad oltre il 70% di quella della luce. Durante il passaggio nell’atmosfera, riscalda l’aria che attraversa portandola a 20.000°C in una frazione di secondo, creando un’onda d’urto supersonica che da luogo ai tuoni. Un superfulmine fa registrare valori fino a 100 volte superiori all’energia sprigionata da un fulmine tradizionale, come spiega una ricerca del 1977 pubblicata su Journal of Geophysical Research. Dato che ogni fulmine produce un impulso elettromagnetico in grado di mettere fuori gioco elettrodomestici ed altre apparecchiature, possiamo immaginare come un superfulmine caduto sul punto giusto di una linea elettrica possa mettere fuori gioco l’intero sistema energetico di un’isola. Se è vero che nell’ottobre del 2005 68 mucche sono state uccide da un fulmine di media potenza per il semplice fatto che si trovavano sotto un albero, è facile intuire che l’area d’azione della scarica di un superfulmine può essere molto più vasta, e avere impatto su diversi dispositivi elettrici ed esseri viventi.  Sicuramente a Bell Island è successo qualcosa di insolito. Le ipotesi per spiegare l’evento sono state molte, ma la più veritiera rimane quella del superfulmine.
Stefano

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