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IL SANGUE DELL’ECONOMIA

CAPIRE LA MONETA PER CAPIRE LA NOSTRA CRISI

Quando un sistema entra in crisi è bene meditare sulle basi di quel sistema.  Se un sistema economico entra in crisi di liquidità, se cioè mancano i soldi ad un’economia, appare essenziale riflettere sulla natura della moneta.
Purtroppo il pensiero comune riguardo a questo tema è fatalmente errato.
Il denaro non è un mezzo di pagamento evolutosi dal baratto e non è una convenzione sviluppatasi tra individui in un contesto di mercato. La moneta è nata prima del mercato e addirittura prima della storia.
La scrittura, intesa come registrazione di linguaggi verbali, fu inventata intorno al 3200 a.C. in Mesopotamia proprio per la registrazione di rapporti debito-credito, ma registrazioni contabili degli stessi esistevano già in forma di “tally stick” (bastoni di registrazione) da migliaia di anni.
Come comprenderete in seguito, una visione d’insieme del funzionamento e della natura della moneta è uno strumento potentissimo al fine di riuscire a leggere i fenomeni che dominano la nostra realtà.
L’ORIGINE DELLA MONETA
La nascita e lo sviluppo della moneta è un processo svoltosi in migliaia di anni.
L’origine della sua gestazione si colloca all’interno del sistema penale delle società tribali preistoriche. Comunità quindi primitive, prive di classi sociali e di mercato, dove le risorse erano redistribuite con logiche paternalistico-familiari.
In questo contesto, al fine di evitare faide tra clan, venne inventato un istituto che gli storici chiamano “guidrigildo”, cioè un valore economico che stabiliva il valore teorico di un uomo o di una donna; ciò rappresentava un’indennità idonea a risarcire il clan del danneggiato in caso di omicidio. L’ammontare dell’indennità veniva stabilito, registrato e riscosso dall’assemblea comune e direttamente pagato al clan “vittima”.
Non a caso, in molte culture, il concetto di debito è legato all’idea di colpa ed in alcune lingue, come in tedesco, i due concetti sono espressi dalla stessa parola.
Un esempio nella cultura cristiana che tutti conosciamo è quello della preghiera del “Padre nostro”.
Il debito inizialmente era denominato in una quantità di beni reali facilmente riscuotibili e consumabili ed è partendo da questo tipo di rapporti debito-credito, in assenza di mercato, che si sviluppa la moneta.
L’ORIGINE DELLA TASSAZIONE
Con l’evoluzione della società, lo svilupparsi delle classi sociali e il centralizzarsi del potere politico, la classe dirigente, cioè l’élite religiosa, impose gradualmente un debito universale da pagare ad un’autorità.
Si arrivò quindi ad una prima forma di tassazione; stiamo parlando dell’Impero assiro-babilonese, egizio e della Grecia antica. Lo step successivo fu di denominare il debito in un’unità di conto standardizzata, trovando quindi un bene di riferimento.
L’ORIGINE DELL’EMISSIONE
Il passaggio più significativo si ha quando, con l’Impero Romano, lo stato si fa emettitore dell’unità di conto del debito. La moneta a questo punto prende la forma di moneta con valore facciale, cioè con un numero che ne indica il valore. E’ di fondamentale importanza capire che questa moneta (per es. il sesterzio romano), non ha valore per il suo peso o per la percentuale di metallo prezioso che contiene, ma per la cifra riportata su di essa, la quale indica in che misura tale moneta è idonea al pagamento delle tasse.
Non è mai esistito un rapporto, fisso nel tempo, tra valore intrinseco e valore facciale; ciò è dimostrato dal fatto che queste monete, a parità di valore facciale, avevano pesi e percentuali di materiale prezioso diversi, eppure, anche se venivano limate, il valore rimaneva sempre quello facciale.
MONETA COME STRUMENTO DI SFRUTTAMENTO
Presto si capisce che un modo semplice per sfruttare una comunità è quello di imporgli una tassa denominata in una valuta che non emette.
“Date a Cesare quel che è di Cesare” indicava proprio il fatto che in Palestina vi era una tassazione in moneta romana. Anche in Ghana, durante il colonialismo, gli inglesi, che volevano sfruttare la popolazione per la coltivazione di caffè, imposero una tassa sulle capanne, le quali sarebbero state bruciate nel caso l’imposta non fosse stata pagata. La tassazione, ieri come oggi, crea una domanda di moneta all’interno della popolazione che porta la stessa ad accettare un pagamento in quella valuta.
In questo modo, Romani come Inglesi potevano assicurarsi tutta la mano d’opera di cui necessitavano, essendo loro gli unici emettitori della valuta necessaria a pagare le tasse.
LA MONETA OGGI
Oggi il sistema economico privato è completamente monetizzato. L’economia funziona come un processo monetario di produzione; tutto gira intorno alla moneta: si parte con gli investimenti e si termina con i ricavi.
La  moneta è infatti un istituto indispensabile per qualsiasi forma di capitalismo.
LE TASSE OGGI
In Paesi che emettono la propria valuta, come Svizzera, USA o Giappone, i titoli di stato e le tasse non hanno il ruolo di finanziare lo Stato. Infatti, in questi casi, lo Stato è l’emettitore della moneta e prima deve spendere e solo poi può tassare per limitare l’inflazione e fare ingegneria sociale. Capite ora quali enormi implicazioni abbia il fatto di avere Stati, come il nostro con l’euro, che sono passati dall’essere emettitori di moneta ad essere utilizzatori della stessa
“Adottando l’Euro l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del terzo mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica.”

Paul Krugman, premio Nobel per l’economia.

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