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Il ricordo

Perdiamo di vista così tante persone. Sono importanti nella nostra vita per un periodo e poi se ne vanno, ci si perde di vista. Come è naturale. Ogni tanto ci ripensi: si è perso qualcosa che era bello, ma non ti passa neanche per la testa che quel brandello di te che non si appartiene più possa essere incredibilmente felice o profondamente triste. Quel brandello che è una persona con cui hai percorso un pezzo di strada. Questa volta è stato un pezzo di strada molto strano, di cui soltanto noi siamo in qualche modo custodi e che entrambi abbiamo ormai imparato a ricordare in maniera sempre più sbiadita. Abbiamo lasciato andare tutto perché era giusto così. Certi rapporti disegnano una parabola quasi perfetta con un inizio leggero, una salita faticosa, un apice che ti toglie il fiato ed una morbida discesa fino alla terra. Una parabola che assomiglia incredibilmente ad una montagna. Ogni fatica trova il suo senso nel panorama che trovi alla cima e quando sei a terra, quando tutto è finito ti resta un senso di soddisfazione perché ciò che è passato dentro ai tuoi occhi non se ne andrà più. Perché hai imparato tanto. Hai imparato che a volte basta lanciare un sasso in un lago calmo perché le increspature arrivino a sfiorare ogni riva. Non ci pensi che quella persona con cui hai scalato quella bella montagna e lanciato quel sasso potrebbe non esserci più. Per fortuna ancora non è così, ma c’è mancato poco. Davvero troppo poco, questa volta, per non pensarci. Ti tieni stretto il ricordo ed il ricordo è immortale. Così diventa immortale anche quella bella persona che ha saputo darti tanto e che ora non è più parte delle tue giornate. Non è parte della tua vita, ma è parte di te. È parte di me, ancora e sempre. L’immortalità del ricordo si scontra con la volubilità dell’uomo. Eppure potrebbe accadere di tutto. E potresti non saperlo mai. Stefania

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