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IL NEVADO DEL RUIZ RADE

Il Nevado del Ruiz è un vulcano delle Ande, il più alto della Colombia. Sorge a 5.321 metri sopra il livello del mare. Come suggerisce il nome, è ricoperto di ghiacciai, in una fase di rapida regressione, che circondano il cratere Arenas. Derivato dal vulcanismo di subduzione, il Nevado del Ruiz ha subito frequenti eruzioni pliniane durante l’Olocene. Quella del 1985 è stata una delle più letali della storia, in particolare radendo al suolo la città di Armero.

La miscela di cenere e acqua causa regolarmente lahar devastanti. Il vulcano è oggi sotto costante osservazione per proteggere al meglio le centinaia di migliaia di persone che vivono nelle valli ai suoi piedi. La montagna fu scalata per la prima volta nel 1936. La sua fauna e flora, che includono diverse specie endemiche della Cordillera Central, sono protette all’interno del Parco nazionale naturale Los Nevados.

TOPONIMO
In spagnolo, l’aggettivo nevado significa “nevoso”; un nevado designa più particolarmente, in America, una montagna costituita da un piano nivale. Il Nevado del Ruiz è anche chiamato Paramo de Ruiz e Mesa de Herveo (il “tavolo Herveo”). In epoca precolombiana, era chiamato Kumanday, o la “montagna bianca” o ancora Tabuchía, cioè la “candela” o il “fuoco”, ma anche Tama, il “decano” o il “nonno”. È soprannominato il “leone addormentato”.

Storia eruttiva
Il Nevado del Ruiz è il secondo vulcano più attivo della Colombia dopo Galeras. La più antica eruzione è stata individuata, durante l’Olocene, risalente al 6.600 anni BP. Ulteriori eruzioni si verificarono intorno al 1245 a.C., nell’850 a.C., intorno al 200 a.C., nel 1350, nel 1541 (incerto), nel 1570, nel 1595, nel 1623, nel 1805, nel 1826, nel 1828 (incerto), nel 1829, nel 1831, nel 1833 (incerto), nel 1845, nel 1916, dal 22 dicembre 1984 al 19 marzo 1985, dall’11 settembre 1985 al 13 luglio 1991.

Quasi tutti questi eventi consistevano in un’eruzione iniziale a livello del cratere principale seguita da un’esplosione fotomagmatica con emissione di colate infuocate. È stato accompagnato da frane, lahar e dalla parziale distruzione di cupole di lava. L’intensità delle eruzioni negli ultimi mille anni, però, tende a diminuire e i depositi piroclastici sono meno voluminosi di quelli del Pleistocene.

Eruzione del 1595
Il 9 marzo 1595, si verificò un violento terremoto, come precursore. La mattina del 12 marzo il Nevado del Ruiz eruttò. Si sentirono tre successive esplosioni pliniane a più di cento chilometri dalla vetta. Una grande quantità di cenere venne espulsa che annerì l’ambiente circostante.

Il vulcano emise anche lapilli e bombe vulcaniche. In totale, l’eruzione produsse 0,16 km³ di ceneri e lapilli. Dei lahar si innescarono, che scendono al fondo delle valli, ostruirono il corso dei fiumi, uccidendo gran parte della vegetazione e tutta la fauna acquatica. Più di 600 persone morirono direttamente a causa dei lahar. Questa è l’ultima eruzione grande prima di quella del 1985.

Eruzione del 1845
La mattina del 19 febbraio 1845, un violento terremoto provocò una grande colata di fango.
Dopo aver raggiunto un conoide di deiezione, si divise in due. Il ramo più importante percorre la Val Lagunilla per circa 70 chilometri, riempiendo l’alveo, fino a giungere alla confluenza con il fiume Magdalena, e uccidendo la maggior parte della popolazione.

Il secondo ramo, meno importante, fu deviato da colline, nel fiume Sabandija che scorre in direzione est, prima di unirsi al ramo principale all’incrocio del fiume Sabandija e del fiume Magdalena. Il bilancio umano è stimato in mille morti.

Eruzione del 1985
A partire dal novembre del 1984, l’attività sismica aumentò nella regione. L’11 settembre 1985, il vulcano eruttò. Dopo due mesi di attività registrati dai vulcanologi e dalle alte autorità governative della regione, l’attività sismica raddoppiò di intensità. Il 13 novembre, intorno alle 15:00, la sua sommità, ricoperta di neve e ghiacciai, ha visto la sua sommità sciogliersi sostanzialmente. In poche ore, sotto la pressione della lava e per l’effetto del caldo, la neve si trasformò in acqua che, mescolata a fango e cenere – un lahar – iniziò a precipitare giù per le valli vicine.

Poco prima della mezzanotte, il paese di Armero a 50 km da lì, fu sommerso da un fiume di fango che avanza alla velocità di 80 km/h. Questo disastro è la quarta eruzione più mortale della storia con quasi 24.000 morti. L’eruzione finì il 13 luglio 1991. E’ al quarto posto nella storia delle catastrofi vulcaniche, dopo quelle dei vulcani Tambora nel 1815 (92.000) e Krakatau nel 1883 (36.000), entrambi in Indonesia, e della Montagne Pelée, in Martinica, nel 1902 (28.000). Questo dramma è rimasto famoso in tutto il mondo attraverso il volto di una ragazzina di 13 anni, Omayra Sánchez e la sua agonia, filmata dalla televisione.

Eruzione del 2012
Verso la fine di marzo del 2012, il vulcano mostrò segni di imminente eruzione, con crescenti emissioni di anidride solforosa e terremoti sempre più frequenti. Venne messo in allarme arancione il 31 marzo 2012, il che significò che secondo i vulcanologi colombiani il vulcano avrebbe potuto eruttare nei successivi 28 giorni o settimane. Tuttavia, il 3 maggio, il livello di allerta fu ridotto da arancione a giallo.

Il 29 maggio si verificò una nuova serie di terremoti e le ceneri caddero su più di venti villaggi. Durante il mese di giugno, queste ultime continuarono e l’intensità dei terremoti aumentò, tanto che le evacuazioni da 300 a 1.500 persone vennero decise dal comitato di emergenza di Caldas e annunciate dai media. Il livello di avviso divenne quindi rosso. Infine, il 2 luglio il vulcano eruttò, interessando un’area di 7,5 chilometri di diametro. Questo episodio continuò fino al gennaio del 2013 dove vennero emessi ceneri e anidride solforosa.

Fonte: Wikipedia

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