Con le statuine si rivive il passato
Sembrava ieri quando ho archiviato il nostro piccolo presepio, ed è ora di ripristinarlo. Una lunga tradizione. Il Presepio ha scritto molte pagine di storia, non solo religiosa. Così come ha accompagnato l’infanzia di molti di noi, in particolare i più anziani. Con il Presepio rivivo come da bambino le Feste del Santo Natale.
Un periodo quello natalizio, sempre più lungo ai nostri giorni, essendo utilizzato più che dalle motivazioni religiose o di fede, dal consumismo moderno, sempre a ricercare nuove evoluzioni tecnologiche o digitalizzate, anche nel settore dei giocattoli. Evoluzione che per la mia età, lascia stupore, meraviglia, e qualche perplessità.
Scarto le vecchie statuine, che avevo avvolto nella carta di giornale, alcune di esse hanno ormai oltre settanta anni. Già presenti quando mio Padre Primo, allestiva il presepe con noi la sera della vigilia del S. Natale. La stessa sera della cena, allora considerata ricca, con tortelli di zucca, fatti in casa da mia Mamma Maria, con mostarda e anguilla. Oggi è veramente una cena da ricchi, visto i costi sempre più elevati di tali alimenti.
Mentre sistemo le statuine, mi accorgo come alcune di esse, rappresentino dei personaggi e lavori ormai in disuso e non più praticati.
Il progresso ha trasformato quei lavori in diverse attività, approdando ad una importante produzione artigianale, industriale, commerciale, e servizi sempre più evoluti.
E’ facile soffermarsi su quanto di frequente sottolinea Papa Francesco: “Gli anziani sono utili e necessari, essi ci trasmettono i ricordi, che non devono essere dimenticati”.
Quindi provo a raccontare con il mio modesto frasario i personaggi ed i lavori di alcune delle mie statuine.
El Moletta (Arrotino) passava per i nostri paesi e cascine, o si metteva in qualche angolo del mercato, con una specie di carriola, con un apposito castello con pietra -forse di pomice- che faceva girava per affilare coltelli e altri suppellettili da taglio.
La Filarela in quasi tutte le nostre abitazioni si filava la lana, e poi i gomitoli si usavano per realizzare calze, calzettoni, sciarpe, maglie, sempre manualmente dalle nostre Nonne. A tale attività possiamo anche assimilare l’allevamento dei bachi da seta, che in tante case e in tutte le cascine diventava una realtà. A fine aprile e primi di maggio riempivano la scalerà (la struttura di pali e graticci su cui i bachi sarebbero cresciuti), ben alimentati dalle fogli di gelso, piante che arricchivano i confini dei nostri campi.
Il Fabbro a Mano nel suo lavoro oltre a creare zappe, badili, rastrelli in ferro, falce, sostituiva i ferri ai piedi dei cavalli. Nella nostra frazione si ricordano Oreste e Egidio Federzoni, negli spazi accanto ai locali ora abitati da Maura Tononi, o Giovanni Cavani papà di Giuseppe e Carlo (che più tardi costruirono le Giostre -el Calcinculo- andati per tutta Italia) in via Carpenedolo, dove ora ci sono abitazioni del Comune, abitate anche da immigrati.
Vendita Frutta con il carretto ben riempito di cassette di legno ricolme di frutta, spinto a mano nei centri dei paesi, o trainato da un cavallo in campagna, poi modernizzatisi con furgoncini ben attrezzati. Prima ancora, non mancava che l’ambulante venditore, avesse una cassetta davanti ed una dietro ben sistemate sulla bicicletta. Analoga situazioni per chi invece vendeva delle stoffe.
Lavaggio indumenti con il mastello, per altre donne più fortunate lavaggio alla fontana, oppure al lavatoio del fosso. Chi ricorda quello davanti all’abitazione di Gina Biemmi, dove il fossato davanti passava davanti alla Chiesa Parrocchiale, alla quale si accedeva attraversando un vecchio ponte. Il Pifferaio che passava per le vie del paese, potremmo dire l’amante della musica, a volte con la fisarmonica, o con il “Vertical” premonitore del Juke-Box degli anni 60, utilizzato in particolare nelle feste con il ballo sull’aia, l“era” dove di giorno si asseccava frumento o granoturco.
La donna con galline andava al mercato, così come l’altra statuina donna con i conigli, o l’altra con la pecorella. Del resto non mancava chi veniva nelle nostre cascine per acquistare poche coppie di tali animali, o scambiarli come i piccioni o ritirare le uova, “el pulatì” era abituale. Succedeva prima che il commercio ambulante si attrezzasse con appositi automezzi, passando per cascine e vie non centrali dei paesi. A Mezzane abbiamo ancora i ricordi di Domenico Cò, Giuseppe e Andrea Grazioli ed altri.
La Polenta, una statuina la prepara, mescolando con un lungo bastone come mestolo.
Anch’esso richiama un alimento che nelle nostre famiglie di paese agricolo, era il primo piatto di poco costo, che ci alimentava quotidianamente. La minestra era già un piatto previlegiato.
Con il maiale, lo sta spingendo anch’esso da qualche luogo per la vendita, e richiama un passato, quando come citato per la polenta, in tutte le Cascine l’allevamento del maiale era una fatto abitudinario. In molte case esisteva almeno un porcile, per crescere il maiale e verso l’inverno si provvedeva ad ucciderlo, con il Norcino, persona esperta per insaccare la carne del maiale per dei buoni salami. Negli anni 50/60 erano in molti esperti in tal senso.
Ora tutto, con l’idoneità sanitaria e le varie certificazioni burocratiche, tali lavori si svolgono nei macelli autorizzati. Resta comunque il bel ricordo della festa di quel giorno, quando a sera ci si ritrovava a mangiare in tanti, attorno al tavola imbandita di carne di maiale, con il fresco “empium” e del buon vino rosso, anch’esso magari casalingo..
Le Banane, non manca quella che porta sulla testa un cesto di banane, ma il suo colore e vestiti estivi, ci dicono che il luogo era quello del Sud Est Asiatico. Solo molto più tardi le banane arriveranno nei nostri paesi e le vediamo sui nostri supermercati tutto l’anno, provenienti in massima parte dal Centro-America.
Nel mio Presepio, certamente anche negli altri, non mancano le statuine del Gesù Bambino, la Madonna, San Giuseppe, con l’asinello e il bue. Senza di esse non è più Presepio. Lo completano i tre Re Magi, quelli continuano ad essere ancora tali. Dipende da noi valorizzare l’insieme delle figure religiose e spirituali. Buon Natale e Buon Presepio.
NB. Con la nota pubblichiamo alcuni lavori, che non ci sono più, svolti da Nonno Giulio Comini, ad età avanzata, deceduto a 105 anni il 9 dicembre 2018.
Marino Marini da Mezzane