Premetto di non esser mai stata al circo; l’unico ricordo risale all’infanzia quando la maestra entrando in classe ci annunciò entusiasta che alcuni circensi ci avrebbero allietato con giochi divertenti. Il tutto fu allestito nei corridoi dove abitualmente d’inverno consumavano la merenda. Grande l’eccitazione che correva nell’aria, intrepida l’attesa di assistere in prima persona ad un evento straordinario. Un simpatico signore imbruttito da una logora giacca a scacchi e scarpe all’insù, accompagnato da simpatici cagnolini di bassa stazza dal pelo corto marrone, li faceva piroettare, giocare con la palla, andare avanti ed indietro. Seguivamo il tutto con immensa attenzione, ridendo a crepapelle, colle bocche sporche di zucchero. A pensarci oggi, a distanza di anni, non v’era nulla di spettacolare, pur tuttavia nell’innocenza pura ogni meraviglia diveniva perla preziosa da custodire nel tempo. Lo dimostra la tenerezza con cui il ricordo si fa nostalgia e premura. Nulla in confronti ai grandi circhi che vanno di città in città a proporre divertimento e numeri strabilianti, mai visti prima, da non perdere!!! Notevole lo sgomento dinnanzi alle immagini che scorrono sullo schermo dove in primo piano i domatori con funi, corde e pungoli costringono, in tenera età, allontanandoli dalla madre addirittura durante l’allattamento, animali di grossa stazza come elefanti, leoni, tigri a soccombere, sottomettendo la loro volontà, uccidendo l’istinto selvaggio e primitivo innato. Riempiono in cuore di spavento i grandi occhi tristi dietro cui anime sparute divengono spettacolo, ironia e parodia di se stessi, imbellettati con ricche frange, con manti e piume. Stipati in gabbie di piccola dimensione, vengono trascinati di luogo in luogo, di risa in risa, alla ricerca di fortuna; insensibili all’ilarità infantile; disinteressati del mondo che li circonda, del triste destino che va compiendosi con cruda meschinità. Tutto questo è abuso e cattiveria, vizio illecito di spettatori ingordi, comodamente seduti in poltroncine rosse, ignari del mondo nascosto dietro gli sguardi mansueti e mesti. Molte volte, nella frettolosa quotidianità, non ci soffermiamo a scrutare, a considerare le ombre che s’annidano dietro la luce; fini di appagare i bisogni personali di svago e di emozioni nuove restiamo muti alle richieste che a chiare lettere riceviamo; lo si capta nell’aria, solletica le nari, quell’insolito triste duttile filamento che si chiama sottomissione selvaggia e tirannia. Un appello vorrei lanciare, duplice, che indiviso vorrebbe giungere negli animi di coloro che per lavoro, gioia, gioco o passione si divertono a sottomettere, a svilire la natura animale senza pietà ; a coloro che si lasciano attrarre dalle luci multicolori, dai suoni invitanti, dagli inviti allettanti…a tutti vorrei dire, di guardarsi allo specchio, per interrogarsi, interpellandosi sul senso, sulla validità, sulla disumanità di tali azioni. Colpevoli entrambi di reato, in un mondo dove l’abuso diventa attrazione, dove le oscurità scevre di luce si fanno dense e copiose. Milena, la mamma di Vittoria e Celeste