Ricorre spesso ancora oggi nei discorsi quotidiani l’intercalare “a ìga ‘l saì ‘n scarsèla, g’harése fat, g’harése dit…” (ad avere il sapere in tasca, cioè a poter prevedere il futuro, avrei fatto, avrei detto), parlando di piccole o grandi disavventure, di scelte rivelatesi sbagliate, di comportamenti che a posteriori vorremmo aver fatto più o meno diversamente, di parole che avremmo voluto e dovuto dire, o spesso tacere; di persone che avremmo dovuto tenere vicine o al contrario allontanare…
Purtroppo o per fortuna la vita ci dimostra ogni giorno che nessuno è maestro, che si impara vivendo, sbagliando, correggendo, migliorando, rimediando quando possibile. Una scuola senza fine… la vita, dove, come recita un proverbio, a volte si è maestri, molte volte si è scolari, a qualunque età.
Specialmente in situazioni delicate, che ci hanno causato cambiamenti importanti, quante volte sarebbe stato fondamentale “ìga èl saì ‘n scarsèla”. L’importante è non farsene un’ossessione, non vivere di rimpianti, ma capire che non potendo prevedere il futuro, fare del proprio meglio è tutto ciò che ci è possibile mettere in atto, accettando sconfitte, delusioni, conseguenze.
Chi pensa di “avere il sapere in tasca” in realtà è solo arrogante e sicuramente sbaglia quanto e forse più di altri, pur non ammettendolo mai.
Mantenere un po’ di umiltà ci fa stare con i piedi per terra ed è segno di intelligenza; affrontare le sconfitte con dignità ci aiuta a superarle meglio.
Sostenere con premurosità chi ha bisogno, per errori fatti o subìti, ci fa comprendere che l’amore, il rispetto, per sé stessi e per gli altri, alla fine sono quel che conta.
Ornella Olfi