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HANNA

Vuoi essere avvisato in anticipo dell’organizzazione di eventi, manifestazioni, rassegne, anteprime cinematografiche e film in programma nella tua zona? Manda un email a: piergiorgio.ravasio@email.it Lo abbiamo conosciuto nel 2005 quando ci ha narrato di giovani donne in rivolta verso i matrimoni combinati di fine ‘700 (“Orgoglio e pregiudizio”); poi, nel 2007, è stata la volta delle passioni amorose adolescenziali, combinate a fervida fantasia, che, in dote ad una ragazzina dalla penna un po’ veloce, determinano seri problemi in famiglia e profondi sensi di colpa nell’autrice del misfatto (“Espiazione”); infine lo abbiamo rivisto, qualche anno fa, in occasione della disinteressata amicizia tra un musicista di strada ed un affermato giornalista e del profondo legame che si viene ad instaurare tra i due (“Il solista”). Stiamo parlando dell’affermato regista londinese Joe Wright (alle spalle anche arte, video e telefilm) che oggi pare voglia riconquistare il suo pubblico lanciandosi in un genere per lui del tutto nuovo: il thriller d’azione con venature da film di spionaggio. Hanna (la Saoirse Ronan nominata all’Oscar come migliore attrice non protagonista per “Espiazione” e, più di recente, apprezzata nel film “Amabili resti”) vive in un posto sperduto in Finlandia assieme al padre (che ha il volto di Eric Bana), ex agente della CIA, da cui è scappato portando con sé un terribile segreto. Sommersa dalla neve, isolata da qualunque altro contatto umano e dalla civiltà, la ragazzina è impegnata in un duro addestramento a base di arti marziali, ricerca di cibo e studio di lingue straniere. Insegnamenti che il genitore le trasmette affinché sia pronta quando arriverà “il momento giusto”; quello che per lei, ora, è cosa misteriosa e del tutto sconosciuta. Completato l’addestramento, la ragazzina (versione moderna della “Nikita” Bessoniana) è diventata un killer dal sangue freddo pronto a compiere qualunque missione. Appena un dispositivo in suo possesso verrà da lei stessa azionato, il suo futuro cambierà per sempre. La CIA individuerà immediatamente la sua posizione (il padre, nel frattempo, ha lasciato l’abitazione in attesa di reincontrarla più avanti) e la sua vita non sarà più come prima. Hanna verrà catturata e trasportata in Marocco. Qui conoscerà la algida e inquietante Marissa Wiegler (interpretata da una bravissima Cate Blanchett) verso cui la giovane riverserà tutto il suo odio per ottenere vendetta, anche perché la donna sta cercando il padre Erik per eliminarlo. Dalla violenza alla tenerezza, passando per paesaggi esaltati dalla bella fotografia (Germania, Marocco, Spagna e Finlandia) il racconto del regista, sconfinando quell’attimo in questioni genetiche, rimane sempre fedele alla sua scelta di concentrarsi sulla psicologia dei suoi personaggi, che vengono delineati per bene, dando il dovuto spazio alle relazioni tra gli umani e alla complessità delle stesse. Mondo reale e mondo delle favole (si notino i vari riferimenti ai Fratelli Grimm e la scena finale ambientata in una specie di luna park) che si fondono in un film dalla trama serrata e densa di sospetti, un ritmo crescente, un buon livello di tensione mantenuto costante nonostante i rarefatti dialoghi e sostenuto dalla sferzante musica elettronica firmata Chemical Brothers a sottolineare tanto le scene di azione quanto quelle un po’ più intime e personali. Un lavoro semplice, dunque, quello del regista Wright che si dispiega in maniera lineare e completa; fino all’epilogo finale, rivelatore di quanto possa essere la crudeltà e la ferocia dell’essere umano quando vuole raggiungere quel livello di perfezione che solo a Dio è concesso. Piergiorgio Ravasio da Bonate Sopra (Bg)

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