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GINGER & FRED: LA CORSA ALLA CASA BIANCA E’ COME UN MUSICAL

Contro Hillary scende in campo il fattore “due pesi e due misure”:
a Clinton si rimprovera tutto ciò che a Trump si perdona

 

Furono i più grandi ballerini dell’epoca d’oro del musical hollywoodiano, lavorarono in coppia fissa dal 1933 al 1949. I volteggi armoniosi di Fred Astaire e Ginger Rogers fecero sognare le nostre nonne e i nostri nonni. Federico Fellini li ammirava al punto che s’ispirò al loro mito per uno dei suoi ultimi film, Ginger & Fred con Marcello Mastroianni e Giulietta Masina. Forse perché ebbe una carriera cinematografica più lunga, fu Fred Astaire a godere della maggiore visibilità mediatica.
Ma una volta, in uno slancio di lealtà, lui disse della sua partner: “Ginger fa tutte le mosse che faccio io. All’indietro e sui tacchi alti”. Come dire: per ottenere lo stesso risultato, lei fatica il doppio.
Quella frase l’ha ripresa Barack Obama, nel bellissimo discorso che fece alla convention democratica in appoggio a Hillary Clinton. Per rispondere ai tanti detrattori di Hillary, il presidente uscente ricordò di averla avuta come rivale nelle primarie democratiche del 2008, poi come segretario di Stato alla guida della politica estera fino al 2012. Obama tirò fuori la citazione di Fred Astaire: “Di Hillary posso dirvi questo: è Ginger Rogers, sa fare tutto quello che faccio io, all’indietro e sui tacchi alti”.
Una bella immagine, anche se non del tutto precisa. Hillary non sa entusiasmare, non sa fare sognare, in quanto a carisma ne ha metà della metà. Però la citazione di Fred Astaire coglie un punto importante. La prima donna candidata alla Casa Bianca affronta una realtà che tante donne sperimentano quotidianamente. A loro si chiede sempre di più, e non basta mai. Due pesi e due misure.
La moralità? Una maggioranza di americani (incluse tante donne) dà un giudizio etico negativo di Hillary. Sarà pure competente, efficiente, ma è disonesta, pensano in tanti pure tra i democratici. C’è il lato etico personale: è opinione comune che lei abbia sopportato le infedeltà del marito per continuare a costruire la propria carriera politica. Orbene, dall’altra parte c’è uno che non solo è al terzo matrimonio – pur corteggiando la destra religiosa più puritana- ma si è vantato pubblicamente (in interviste tv, radio, libri autobiografici) di avere avuto molte avventure extraconiugali con donne sposate. Ma stando alle indagini demoscopiche questo non fa perdere voti a Trump neppure tra i più bigotti. Ginger & Fred.
Poi c’è la questione dell’onestà nella vita pubblica.
A Hillary si contesta la gestione spregiudicata della Fondazione Clinton, un ente che fa beneficenza ma è anche una vasta macchina di relazioni pubbliche al servizio della famiglia. Quando Hillary era segretario di Stato, quei governi stranieri che volevano avere un accesso veloce e privilegiato con la capa della diplomazia americana staccavano assegni alla Fondazione Clinton e tutto diventava più facile. Brutta cosa. Fa parte di un sistema giustamente denunciato da Bernie Sanders: una democrazia corrotta di fatto, anche se le “tangenti” vengono versate alla luce del sole, nella trasparenza e nel rispetto delle norme. Ma Trump faceva la stessa cosa, dall’altra parte della barricata. Lui stesso ha ammesso più volte di avere finanziato le campagne elettorali dei politici per avere in cambio permessi di costruire, licenze edili, sgravi fiscali, agevolazioni che gli hanno consentito di pagare meno tasse di un muratore dei
suoi cantieri. Eppure lei passa per disonesta, lui per “imprenditore”. Poi ci sono i dettagli più squisitamente sessisti. Se Trump urla ai comizi e insulta i suoi oppositori, mostra di avere grinta, carattere, leadership. Se la Clinton alza la voce è “stridula”, acida, irritante. In un recente confronto sulla politica estera, Trump ha elogiato Vladimir Putin, si è contraddetto più volte su questioni importanti come la guerra in Iraq, e l’ha fatta franca.
Hillary, sul terreno dov’è più competente di chiunque, si è vista fare questo rimprovero: “Non sorride mai”. Doveva sorridere parlando di profughi siriani? Infine c’è stata la brutta storia della polmonite.
Certo Hillary ha sbagliato a non essere più trasparente sulla sua salute. Ma Trump nasconde tutte le cartelle cliniche, nonostante abbia seri problemi di colesterolo e s’ingozzi di hamburger. Inoltre, probabilmente, gli gioverebbe una serie di test psichici per disturbi da manie di grandezza. Ma lui è Fred.

 

IL DISCO DEL MESE

Amici, non conosco molti altri musicisti capaci di continuare a maturare tanta passione, energia e talento così a lungo (il suo primo disco è del 1989).  Lo svedese Anders Osborne è uno di questi: trapiantato a New Orleans, è sempre in tour e riesce a sfornare due dischi (ECCEZIONALI) all’anno. La sua musica è come certi luoghi invasi d’estate e vuoti d’inverno e ogni sua canzone è una breve meraviglia. Si spalma sui tetti del tuo cuore e lo tiene lì, non lo libera. Elegante anche quando è triste, misurata come le menti discrete. Trascorro la mia vita in compagnia della musica e ho imparato che non è una cosa che si può spiegare facilmente ma so che frugando nelle sue tasche si trovano mille risposte.
Non se ne ha mai abbastanza di artisti così, sono un dono al mondo
Osborne, per sempre ti amerò.
(Provate ad ascoltare queste 8 tracce, nell’essenza della musica succedono molte cose, abbiate la pazienza di vederle nascere).

Jù.

Jussin “Jù” Franchina. Narrastorie di luoghi desueti e abbandonati. Fabbricante di racconti e canzoni per sé e per altri. Odia i piccioni e la gente che urla. La potete seguire sulla sua pagina Facebook @IoLaJu.

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