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GALEOTTO FU QUELL’INCONTRO AL BALLO

Nel periodo precedente agli anni cinquanta, sia giovani che non più giovani, si distraevano dalle quotidiane preoccupazioni andando a ballare o a vedere i primi film. La balera e i cinema offrivano la possibilità di poter beneficiare di questi svaghi sia nei periodi freddi, in ampi locali al chiuso, che nei periodi caldi all’aperto. Fra le due opportunità offerte c’è da dire che le percentuali erano decisamente a favore del ballo in quanto, dopo la guerra, c’era questa voglia di divertirsi, di muoversi mentre al cinema bisognava avere compostezza e si doveva stare zitti sino all’intervallo, perciò la frequentazione era finalizzata solo a una parte di pubblico amante dell’arte cinematografica.
La balera invece, era un locale tipico dei rioni periferici delle grandi città, infatti, mentre nei centri cittadini i night e le sale da ballo se le potevano permettere i più facoltosi, le balere erano aperte a tutti e a costi irrisori… bastava un po’ di musica e la balera era già funzionante. In ogni sala da ballo si suonava musica e balli provenienti dall’America come il boogie woogie, charleston e soprattutto lo swing tutti in competizione con i balli cosiddetti del liscio, come il walzer, la mazurca, la polka e il tango, da ballare rigorosamente in coppia.

Ma ogni tempo porta la sua voglia di rinnovamento spaziando all’interno del mondo del divertimento. Così iniziarono a sorgere anche in periferia strutture chiamate Dancing, un luogo di ritrovo e d’incontro considerato l’evoluzione della vecchia balera, più grandi, con arredi comodi e moderni, con giochi di luci le quali ti permettevano di capire quando la musica si scatenava, mentre invece quando le luci si abbassavano era il segnale di scattare per fare coppia. Quell’abbassamento di luci, che rendeva quasi buia la sala, era il momento dedicato ai famosi balli lenti che si alternavano a balli più sfrenati, dove far copia non era così rilevante. Per quanto riguardava la scelta con cui ballare, già allora il sesso debole aveva già superato tutte le discriminazioni a loro attribuite in quell’ambito, infatti, acconsentire o negarsi spettava alle donne le quali ti squadravano da capo a piedi e se non eri di suo gradimento continuavi a girare intorno alla pista cercando di far colpo su qualcun’altra. Dato che mi piaceva ballare, appena ebbi l’età di poter frequentare queste sale, iniziai a verificare e valutarne l’efficienza confrontandomi dove era più facile trovare ragazze disposte a ballare e altre dove le possibilità si riducevano, così nel vagare tra una pista da ballo e l’altra, oltre che crescere d’età, cresceva la voglia di far coppia fissa. Le finalità erano diverse ma per me era già sufficiente essere accettato in una compagnia di entrambi i sessi per rendere piacevole la serata, conoscere altre persone, parlare, condividere. Ciò mi evitava di girare tutta sera a vuoto oltre che avere la possibilità di fare incontri con ragazze fra le quali ci poteva essere quella giusta. Dato che spostarsi non produceva risultati interessanti, decisi di fermarmi in una di queste sale molto frequentate e iniziai domenica dopo domenica a girare intorno alla pista in attesa di essere notato da qualche ragazza. Oramai per me non c’era festa se non andassi a ballare perché era un luogo che, nonostante c’erano serate non positive, ascoltare la musica, imparare balli nuovi e soprattutto imparare dai più esperti come approcciarsi all’altro sesso era motivo sufficiente per prendere la macchina e raggiungere questo dancing famoso. Così, tutte le domeniche partivo, da solo o con amici, con la speranza di trovare una ragazza che potesse corrispondere alle mie aspirazioni.

Di certo c’era che, la scelta non era mai casuale, a tutte quelle che chiedevo di ballare c’era già collegato un progetto sentimentale, perciò già nell’esteriorità doveva colpirmi. Fu così che in una di quelle serate adocchiai una morettina seduta in compagnia di amiche, le chiesi gentilmente di ballare e lei accettò. La musica era già iniziata quando, destreggiandoci fra tavoli e sedie che circondavano la pista, riuscimmo a trovare lo spazio sufficiente per inserirci e muovere i primi passi. Nonostante stessero suonando i famosi lenti, dove non capivi se chi ballava era in coppia o ballava da solo tanto si avvinghiavano l’uno contro l’altra, noi rimanevamo a distanza intermedia cercando di comunicare verbalmente per trarre informazioni confacenti per far conoscenza.
Ci separavamo quando la musica romantica lasciava spazio a quella moderna in attesa di tentare una seconda volta di invitarla a ballare. Seguirono altri balli insieme e da parte mia cercavo di capire sino a quanto potevo osare, abbracciarla attirandola verso di me o rimanere in una posizione di leggero contatto, esitazioni di comportamento che potevano far svanire l’occasione della serata.
Nel prosieguo della serata non ci fu più bisogno di inviti ufficiali, ora bastava uno sguardo ed eravamo già uniti sulla pista cancellando tutte le mie incertezze. Alla fine della serata osai chiederle se ci saremmo rivisti la settimana dopo e lei accettò il mio invito. Me ne ritornai a casa estasiato per quell’incontro con la testa già rivolta a quando ci saremmo rivisti. Nei giorni a seguire mi appariva il suo viso rimanendo affascinato per la sua bellezza, tanto è vero che ogni tanto dovevo riconcentrarmi su quello che stavo facendo per non combinare guai. Il suo corpo corrispondeva perfettamente ai miei standard di donna, con tutte le sue robette al suo posto e ben fatte, forse l’unica cosa un po’ carente era l’altezza, ma si sa che il vino buono sta nella botte piccola, perciò risultava insignificante rispetto a tutto il resto.

Durante la settimana al bar sentivo parlare gli amici delle loro conquiste ma per me, quando si trattava di cose personali ero molto riservato e non mi facevo coinvolgere dai loro racconti avventurosi, nonostante a volte si divertissero a prendermi in giro. Trascorse la settimana nel più totale silenzio da parte di entrambi, in quanto l’era dei cellulari ai nostri tempi non era ancora iniziata, tra speranza e delusione che qualcosa l’avesse fatta ricredere o non volesse impegnarsi, mi affidai alla sorte auspicando che fosse benevola. Così partii in compagnia di mille pensieri e giunsi sul posto quando il locale aveva appena aperto i battenti. Entrai e iniziai a fare una panoramica delle persone già presenti in sala ma non ebbi conferma che lei fosse fra quelle, allora cercai una posizione che mi permettesse di vedere le persone che entravano e rimasi in attesa. Ad un certo punto vidi una sua amica, poi un’altra e poi apparve lei cogliendo nel suo sguardo la ricerca di un volto per accertarsi che l’invito avesse convalidato l’impegno preso. Dato che io l’avevo già vista fu facile seguirla con gl’occhi, memorizzando il posto dove si era accomodata. La vedevo parlare con le amiche e ogni tanto alzava gli occhi per scorgere il mio volto. Passarono solo pochi minuti per sentirsi dire, balla! L’emozione prese il sopravvento su di noi ma la mano che stingevo mi dava la sensazione che mi comunicasse fiducia e sicurezza. In quel secondo incontro capimmo entrambi che nella nostra diversità ci completavamo, così i primi mesi, furtivamente, ci incontravamo la domenica sera al ballo, poi iniziammo a frequentarci nei giorni dedicati ai fidanzati. Ogni volta che la vedevo era una gioia immensa e il mio amore aumentava sempre di più come onde di un mare in tempesta, ora non era più una ragazza carina, era stupenda e lei percepiva questa mia ammirazione, così, ogni volta metteva in evidenza la sua femminilità per farmi ingelosire. Nonostante il desiderio di unirci, ci frequentammo per ben cinque anni prima di coronare il nostro sogno, cinque anni che sono stati importanti per consolidare la nostra unione. Quel primo incontro non smentì il detto che: “Il ballo era quel divertimento che univa più coppie di tutti gli altri passatempi” e noi ne siamo i testimoni, perché fu un’opportunità per far nascere un rapporto e un amore indistruttibile. Quella sera che ci incontrammo al dancing fu per me una serata molto fortunata perché conobbi mia moglie e, se siamo ancora insieme dopo cinquant’anni, vuol dire che fra tante ragazze che potevano rimpiazzarla la scelta è stata quella giusta, pensando sempre che fossi stato io a sceglierla e conquistarla ma, un giorno di reciproche confidenze mia moglie mi disse: “Quella sera quando mi chiedesti di ballare ho pensato: “quello me lo sposo” e così è stato!
B.L.

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