“Ho partecipato alla Academy al femminile di Rocco Siffredi nel 2023 e posso dire di aver vissuto un ambiente pulito, rispettoso, nel quale si insisteva sull’importanza della consapevolezza e della professionalità per affrontare il mondo del porno. Le accuse che ho sentito dire su Rocco sono l’esatto opposto di quello che ho potuto vedere con i miei occhi”. Ha voglia di parlare – e forse anche di sfogarsi – Gaia on Top (@gaiaontop_real), una delle creator hard italiane più conosciute e seguite sul web, che ormai un paio di anni fa era entrata nella Academy di Budapest in veste di coach professionale e di counselor per aiutare le ragazze partecipanti ad affrontare eventuali criticità. Così, Gaia on Top non ci sta proprio nel sentire rivolgere accuse di abusi e violenze sessuali che in questi giorni sono rimbalzate in tv dopo alcuni servizi messi in onda da Le Iene.
“Prima di parlare e di mettere in circolazione giudizi che ledono la dignità e l’onore, bisognerebbe pensarci non una, ma mille volte, ed avere prove certe”. C’è qualcosa che non le torna, ma soprattutto c’è il desiderio di raccontare la sua versione del più celebre pornoattore italiano “che è un amico, che mi ha sempre trattato con il massimo rispetto, che non mi ha mai sfiorato con un dito e che è forse l’unica persona nel campo del porno che si impegna per fare in modo che chi intraprende questo percorso lo faccia con cognizione di causa. Invece forse c’è chi si è pentita perché non ha retto la pressione sociale di una scelta così forte…”.
Com’è stata la tua esperienza alla Academy?
Il mio ruolo era quello di coach sessuologa: tenevo lezioni teoriche al mattino, ero sul set durante le scene, in caso di necessità fornivo consulenza sessuale alle altre ragazze. Per cui, posso dire che non ho mai avvertito alcun obbligo a girare scene di alcun genere. C’è stato chi ha detto di no, e senza alcuna costrizione non ha girato materiale con finalità commerciale. Chi ha girato, lo ha fatto in totale libertà. Ho sempre avvertito il rispetto di ogni scelta. Il problema, semmai, penso sia un altro.
Ovvero?
Che la scelta di mettersi in gioco nel mondo del porno, inevitabilmente attira critiche, giudizi, opinioni, commenti. Occorre consapevolezza e professionalità per costruirsi un percorso nell’ambito dell’hard, ogni scena è un lavoro, e occorre essere pronti ad affrontare il chiacchiericcio della gente evitando ogni forma di pentimento postuma. Forse c’è chi non riesce a reggere questa pressione sociale… Se avessi visto o notato situazioni border line nell’Academy, io non le avrei accettate e men che meno vi avrei partecipato: sul set si può sempre andare via, e sul set della Academy di Rocco la libertà di partecipare era sempre garantita…
Tu hai avuto modo di conoscere Rocco Siffredi.
Certo, ho conosciuto lui e la sua famiglia. Mi ha trasmesso, forte e chiara, la voglia di rispettare ogni scelta che venga presa quando si lavora con lui. Detto questo, non si può essere ipocriti: si conosce bene la sua sessualità, si sa il suo modo di lavorare, l’energia che mette in tutte le sue scene. Se non sta bene questo suo modus operandi, basta non lavorare con lui, men che meno tornarci più di una volta. Fa strano sentire da un giorno all’altro un certo tipo di accuse che minano la sua carriera e mettono a rischio la serenità sua e della sua famiglia.
La tua è una difesa a spada tratta.
Certo, perché alla Academy ho respirato un ambiente di piena libertà, in cui Rocco dava tutti gli strumenti necessari per esprimersi nel modo in cui ciascuna si sentiva. Ha messo a disposizione il suo nome, c’è chi è diventata famosa grazie a quello…
Come hai respirato l’atmosfera che si viveva sul set?
Rocco si è sempre preoccupato che tutto fosse pienamente pulito, libero e rispettoso; ricordo che in un caso, l’attività è stata sospesa proprio per favorire questa chiarezza. E tutti i giorni, mattina e sera, si confrontava anche con me sull’andamento della Academy.
Alcune denunce parlano di ciò che accadeva sul set.
Innanzitutto, quando si gira non è facile prevedere fino in fondo le situazioni che possono nascere ma… credo che ci sia sempre il modo per fermarsi se qualcosa non va per il verso giusto. E, personalmente parlando, se qualcosa non mi va io me ne vado. Per la mia esperienza in accademia, posso dire aver visto ragazze che non avevano piena consapevolezza del percorso che stavano per intraprendere ed anche per questo venivano guidate a capire se quello fosse davvero il loro mondo: una sensibilità che nell’hard non esiste in queste forme.
Si sente che hai ancora molto da dire…
Sì, perché rispetto alla mia esperienza queste accuse le trovo particolarmente forti perché io ho vissuto situazioni assolutamente normali. E sono preoccupata perché, se non ci fosse nulla di vero, farebbe male a chi ha subito davvero abusi e violenze sessuali, a chi si è ritrovata a combattere situazioni terribili che hanno leso la loro dignità. Inoltre, tutto questo mina ulteriormente chi lavora nel campo del porno, un settore di per sé già facilmente vulnerabile.