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FOTOGRAGIE CHE NON SI POSSONO FARE

La donna che vedo avanzare per il corridoio avrà poco più della mia età. L’ictus che l’ha colpita ha lasciato danni importanti, sul piano motorio e anche cognitivo. Vedo i suoi gesti scomposti, sento parole poco coerenti. Avanza su una carrozzina spinta dalla madre, donna minuta, che quasi scompare dietro la sagoma della figlia. Mi sorride, e passa oltre. Quel sorriso, quello sguardo, mi arrivano direttamente nella pancia. In un attimo scorre un film nella mia testa: quanto dolore e quanta preoccupazione per una donna minuta, anziana, che certo non si aspettava quella crudele inversione di ruoli.
Penso alle giovani madri che spingono un altro genere di carrozzine, con dentro bambini e un futuro che si immagina e si sogna possa essere bello. Anche quella madre minuta avrà spinto la sua carrozzina sognando per la sua bambina. E oggi mi si stringe il cuore a vedere quel sorriso e quello sguardo che passano silenziosi come se non volessero disturbare. Dignità silenziosa.

Un gran fardello su spalle fragili, che ancora una volta devono trovare la forza per reggerlo. Non ho riflessioni. Sono passati alcuni giorni da quel brevissimo incontro. Quel sorriso e quello sguardo sono ancora con me, nitidi come una fotografia, testimonianza di vita che parla.
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