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FIAT UNO: LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ

La vettura di cui scrivo oggi, ha segnato a lungo la storia motoristica del nostro paese, riscuotendo ottimi successi anche fuori dall’Italia.
Mi concentrerò sulla prima serie della Uno, la famosa “Uno 45” lanciata dalla casa torinese a Cape Canaveral in Florida nel gennaio del 1983. Ci sono automobili che entrano nella storia del paese che le ha prodotte e questa è proprio quel genere di vettura.
Credo che quasi tutti conoscano un parente, un amico o semplicemente ricordino qualcuno che ha posseduto una Fiat Uno prima serie.
Era così diffusa nelle strade italiane e anche in molti paese europei da risultare una presenza familiare, un oggetto che al pari dei televisori o della cabine telefoniche finiva per essere considerato parte della quotidianità.
Fra la prima e la seconda serie ne produssero circa 9.500.000 esemplari, si avete letto bene.
Sostituiva un’altra leggenda fra le utilitarie, la Fiat 127, dalla quale andava ad ereditare il propulsore, un quattro in linea con albero a camme laterale da 45 CV e 903 cm cubi, siglato internamente come 146.A.000.
Trazione anteriore, motore trasversale, cambio manuale a quattro o cinque marce, più avanti sarà ordinabile anche automatica.
Innovativo il retrotreno a ruote semi indipendenti, ridisegnato rispetto a quello della 127.
Due allestimenti disponibili al momento del lancio la normale o la “S” più accessoriata.

La linea era opera di Giugiaro, una delle matite migliori nella storia del design automobilistico, stilisticamente è davvero piacevole.
Semplice e squadrata sia nella versione a tre che a cinque porte, ampie vetrate e spazio abbondate per una famiglia di quattro persone.
La semplicità del disegno non la rendeva banale ma le conferiva uno stile pulito, a cuneo, così come spesso accadeva nelle auto di quei tempi. Fu nominata “Auto dell’anno 1984”, il successo della Uno fu chiaro sin da subito, lo “schema” Fiat di produrre anche auto per tutti, con linee piacevoli, spartane e durature aveva colpito ancora una volta. Ordinabile a tre o cinque porte in ben quindici tonalità differenti di colore. Nel corso degli anni la prima serie restò a listino fino al 1989, furono inserite poi e rese ordinabili numerose altre versioni.

La 55-60-70-45 ES a benzina, la Uno “D” dove la consonante era acronimo di diesel, montava infatti un propulsore da 45 CV alimentato a gasolio ereditato dalla 127 Diesel.
Come non ricordare le Turbo i.e., veloci e dall’aspetto cattivo, con motore a benzina turbo, su cui molto spesso i giovani degli anni 80 e 90 si sono divertiti a personalizzarle e scorrazzarci poi per le strade.
Auto con prestazioni già di base notevolissime per il segmento, con l’aggiunta poi di modifiche si tramutavano in piccole bombe, pronte a rifilare grossi dispiaceri a vetture ben più blasonate e potenti.

Gli interni erano comodi per una famiglia, accoglienti e ben rifiniti pur nella loro semplicità.
Volante a tre razze, quadro strumenti privo di contagiri ma con tutte le informazioni necessarie raggruppate in maniera chiara davanti allo sguardo del conducente, posa cenere in bella vista al centro del cruscotto.
Poche vettura hanno goduto di una popolarità così forte in Italia, grazie alla sua diffusione, anche i Carabinieri la ebbero a lungo in uso.
Tristemente celebre la “Uno bianca” che rimanda ad una delle pagine criminali più oscure e lunghe del nostro paese. Una banda di rapinatori, fra i più efferati che usava appunto per spostarsi una Uno di colore bianco, perchè estremamente diffusa, quindi facile da rubare e si perdeva fra i tanti esemplari circolanti.
Io ero solo un bambino ma ricordo che l’eco delle gesta della banda andò avanti a lungo per buona parte degli anni 90, anche dopo la loro cattura nel 1994.
La campagna promozionale fu ideata dal grande fumettista italiano Forattini e usava parole che esaltavano le doti della piccola city car: scattosa, risparmiosa, sciccosa, comodosa…

Era tutto vero ! La piccola torinese rappresentava appieno questi scintillanti aggettivi.
L’italia nel 1983 era fresca di vittoria al “Mundialito” del 1982, dove il leggendario “Pablito” insieme ai suoi aveva seppellito calcisticamente il resto del mondo.
Chi non ricorda con affetto la foto in aereo dove Pertini, Zoff, Bearzot e Causio giocavano a carte con la coppa del mondo poggiata sul tavolo? Sempre nel 1983 esce al cinema “Acqua e sapone” del Maestro Carlo Verdone, una delle tante meravigliose pellicole dell’attore e regista che restituivano sempre uno spaccato in presa diretta del nostro paese.

Film delicati e leggeri allo stesso tempo, ci raccontavano di un’Italia meno frenetica, più rilassata, più educata.
Anche solo guardando le auto di quegli anni, ci si rende conto di quanto meno servisse per poter vivere rispetto ad oggi.
Non esistevano navigatori satellitari, schermi touch screen, head up display, accessori spesso inutili ma inspiegabilmente irrinunciabili ad oggi. Forse ha ragione chi dice che “Less is more“, che non vuol dire accontentarsi.

La uno è stata una fedele compagna per tanti italiani, di chilometri, di viaggi, di avventure.
Antonio Gelmini

Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
Meccanica Gelmini Italia

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