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Fermarsi

Dopo quindici giorni no stop, finalmente mi fermo. Mica così facile come sembra: per fermarsi non basta fermarsi. Ci vuole tempo, e andar per gradi. Ho diversi libri sul tavolo che ho voglia di leggere e studiare, amici che ho voglia di vedere, cose da fare, e in mezzo lavatrici, spesa, cose così. E già non son più ferma, la mente saltella qua e là, e non sta qui e ora. Dunque, respiro, e ci riprovo. Mi allungo sul divano, trovo la posizione, mi rilasso. Ma è un attimo. Un pensiero attraversa il cervello, è un’altra cosa da fare e da non dimenticare, perciò meglio scriverla sul cellulare. E intanto, di già che ci sono, do un’occhiata alla posta e aggiorno le applicazioni che me lo chiedono. Dunque, dicevamo: fermarsi. Altro respiro, occhi chiusi… Altre distrazioni: un sms in arrivo, altri pensieri, il sonno che si fa sentire ma mica posso andare a dormire a quest’ora che non sono nemmeno le dieci, magari mi faccio una tisana, torno a un libro… Altro che qui e ora, qui è tutto un saltellare altrove. Molto poco mindful.
Non è facile fermarsi e stare in ascolto.
Allora scrivo. Funziona meglio. Così butto fuori i pensieri invadenti e gli elenchi delle cose da fare come si butta fuori il fiatone dopo una corsa. E come dopo lo sforzo, lentamente, il respiro torna regolare e quieto, così anche la mente si quieta e smette di correre. Benarrivato weekend! Respiro, sto… Piano piano…
Cinzia

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