Comincio dall’inizio, dunque, tanto per togliermi il pensiero più macabro e anche un po’ porta-sfiga di questi giorni. E’ morto mio cugino. Non che lo conoscessi bene, lo avrò visto un paio di volte in vita mia, ma le situazioni che a volte accadono nella mia famiglia mi lasciano un pochino perplesso. Da noi infatti le relazioni parentali sono molto libere, nel senso che puoi fare quello che ti pare senza che nessuno dica niente. Infatti nessuno mi ha detto niente fino a funerali fatti, e se non fosse stato che mia madre è entrata per caso nell’argomento non lo saprei ancora adesso. Mio cugino, poi (credo che avesse 55 anni o giù di lì), di libertà se ne intendeva parecchio, e in vita sua, benché fosse capace di fare pressoché qualsiasi lavoro, non ha mai avuto un’occupazione stabile. Gli piacevano troppo le belle auto e le belle donne per chiudersi otto ore al giorno in una stanza o in una fabbrica. E gli piaceva anche il vino. Lo hanno trovato nella sua casa, l’unica cosa che possedesse ancora, circondato da rifiuti e bottiglie vuote, senza luce, gas e telefono e senza che peraltro nessuno lo avesse più cercato da parecchio tempo. Lo hanno trovato infatti solo perché i vicini erano preoccupati dall’odore fortissimo che arrivava da casa sua. Un homeless con la casa, insomma. Considerato che eravamo cugini di primo grado e che è non è il primo cugino che fa questa fine, la cosa mi ha dato parecchio da pensare. Mi sono sempre considerato fortunato per la libertà di cui godevo, senza l’obbligo (come succede spesso per esempio nelle famiglie del sud) di dover partecipare a feste e riunioni con persone che conoscevo appena e di cui non me ne importava più di tanto. Una bella fortuna, ma questa volta la medaglia è caduta sul rovescio. Giocare con la libertà, però può essere pericoloso… Bisogna saper stare in equilibrio sul filo. se no si cade.