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ESSERE GENITORI OGGI

Essere genitori oggi, in un contesto sociale dai tratti tanto allargati quanto ristretti costa fatica interiore, equilibrio psicologico.
Poco il tempo necessario per generare baratri tra quello che era e quello che è.
Un tempo, “potrei permettermi di dire ai miei tempi?”, l’infanzia trascorreva nel tramestio di giorni uguali e diversi con accenni di novità ricordati e custoditi nell’avvenire come tesoro prezioso. Oggi i figli, piccoli e grandi, hanno tutto e niente; fra le dita stringono il mondo pur tuttavia spesso sono incapaci di apprezzare la bellezza delle piccole cose, la rarità di un momento magico. Nei testi di pedagogia si legge del “taedium vitae” di quel male oscuro che scava annidato fra interstizi ciechi, fra le pieghe di vesti riccamente firmate, fra divertimenti all’ultimo grido, fra urla gettate alla luna, nella ricerca spasmodica di emozioni estreme sino a divenire parte integrante del tessuto, membra viva di un corpo svuotato dell’essenza. “Rischiotutto” era il nome di un programma televisivo dei miei tempi dove l’intrepido Mike Buongiorno si destreggiava fra concorrenti ed ospiti incantando la platea italiana.
Essere genitori oggi ha il valore del rischiare tutto? Del mettersi in gioco interamente? Del voler a tutti i costi offrire servizi e non beni essenziali?
Spesso mi capita di sentire luoghi comuni quali; “Hai ragione amore, la mamma o il papà sono spesso fuori casa per lavoro ma se così non fosse come potremmo permetterci di andare a zonzo? O, acquistare auto di lusso? O, andare a cena? O acquistare giochi elettronici? Quando sarai grande capirai …”.
Comprenderanno realmente? Seguiranno le stesse orme? Rimpiangeranno un tempo perduto? L’intimità di una tazza di latte consumata per cena? Una passeggiata fra i campi?
O, s’immergeranno nel flusso caotico della vita invischiato di videogiochi, contrattempi, troppo poco tempo per giocare? Essere genitori oggi è complicato, non facile, di difficile interpretazione.

Mi piacerebbe che ciascun genitore, domani all’alba, o alle ultime luci del tramonto, potesse prendersi il capo fra le mani, osservare in silenzio il volo di una farfalla, odorare l’odore del vento, calpestare remote astrazioni per sentire, comprendere, oppure semplicemente percepire se la strada imboccata è quella da percorrere, se non necessita di un fermo, di una sosta, virata, piroetta, giravolta?
Mi piacerebbe, in un assolo, sentire le loro voci, una dentro l’altra, aggrovigliate, intrecciate, una e mille, unite e separate, une e trine.
Domani all’alba riuscirò a percepire il loro battito? Mio, in primis, mi metterò in ascolto, ancora una volta, sempre e semmai, nel principio e nella svolta di un percorso chiamato amore.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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