Ogni giorno mentre distribuisco la rivista mi capita di incontrare clienti, persone che non conosci ma che saluti quando le incontri per strada, amici. Qualche giorno fa ho bevuto un buon caffè insieme a un lettore di vecchia data. Il dialogo che ne è sorto mi ha fatto molto riflettere e volevo condividere con voi le mie sensazioni.
“Sa, direttore, è brutto invecchiare. E per favore, non mi dica anche lei che morire giovani è peggio. Lo so anch’io, ci mancherebbe. Ma questo non toglie la fatica di questo periodo, i pensieri, le paure. Sono grato alla vita per essere arrivato fin qui. Resta il fatto che ho spesso pensieri tristi, che riguardano il tempo che mi rimane davanti e quello che ho alle spalle.
Beh, giovane per lei ma quando parlo con qualche ventenne sembra quasi che ho un piede nella fossa”… eppure ho “solo” 49 anni! Come vede il concetto di giovinezza è molto relativo.
Ho conosciuto persone che a 40 anni sembravano già morte dentro, senza alcuno scopo di vita e nessuna aspirazione e uomini e donne di 80 anni che sembravano degli arzilli quarantenni. Non le nego che quando penso ai miei 30 anni un po’ di nostalgia mi assale… cosciente che non si torna più indietro.
Sa, direttore… io una ricetta di sopravvivenza l’avrei anche trovata: visto che non riesco a non pensare alla morte, cerco di tenerla a bada concedendole un posto al mio fianco, ma non lasciandola mai sola. Le affianco la vita, le cose quotidiane che riempiono le mie giornate. Le cose più piccole: il piacere dell’aria fredda sul viso, la partita a carte al circolo degli anziani, le friselle che mi mandano i miei parenti dalla Puglia… E le cose più grandi: gli affetti. “Così sono un po’ triste e un po’ contento. Mi sembra un equilibrio ragionevole, non crede?” Condivido e grazie per questa lezione di vita!
Gianluca Boffetti