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ELENA

Accendo il computer e come ogni giorno controllo le e-mail. Oltre a quelle di lavoro, oggi ce n’é una che non avrei mai voluto ricevere, che devo rileggere almeno tre volte per credere a quello che c’è scritto. E d’improvviso manca l’equilibrio. Le gambe e le mani tremano. Mi guardo intorno e per un attimo sembra che tutto sia fragile, insensato, superfluo. Mi sento quasi in pericolo, sospeso nel vuoto, incredulo. Apro la finestra e prendo una boccata d’aria perché quasi mi manca il fiato. Ma com’è possibile.. se veramente esiste un Dio, una giustizia divina o anche solo qualche entità superiore.. com’è possibile che permetta che succedano determinate cose? Non ci credo, no! Non ho mai avuto fede e in momenti come questo meno che meno. Aveva solo 19 anni, Elena. Era bella, sempre allegra e solare, ottimista, spensierata ma responsabile, intelligente, educata, curiosa, vivace ma moderata. Era una ragazza particolare, buona, socievole ma timida. A volte dava l’impressione di essere un po’ ingenua, cosa che la rendeva ancora più dolce. La chiamavo “gatta”, per quel suo modo di guardarmi, quasi a farmi le fusa. Faceva l’università anche se non amava studiare: la faceva perché sapeva che era la cosa giusta da fare. Tra i suoi sogni nel cassetto c’era quello di andare a fare volontariato, di aiutare gente più sfortunata di lei. Era una ragazza in gamba, che amava la vita, Elena. La ricorderò così, sorridente e colorata. “Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda sempre in viso, e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle.” Ti voglio bene Elena.

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