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Dimmelo che non mi ami più

Dov’è?
Dov’è il limite dopo il quale non ha più senso sopportarsi? Dove il limite dopo il quale tocca arrendersi: è finita?
I nostri genitori ci hanno insegnato che il matrimonio è un’impresa, prima che una fortuna. Allora: quando? Quand’è che abbiamo la libertà di deluderli, quand’è che possiamo ammettere non ce l’ho fatta, non ce la faccio più?
E poi: quanto? Quanto possiamo noi contro la fine di un amore? Quanto ha senso lottare perchè no, quella non sia una fine, ma sia solo una crisi, un’occasione, una rincorsa? Com’è possibile convincersi che l’unico modo rimasto per vincere la sfida del restare insieme sia mollare quella sfida, sia mollarsi?
“Dimmi che non mi ami più”, insiste Gaetano-Riccardo Scamarcio, il protagonista di Nessuno si salva da solo, il film diretto da Sergio Castellitto, dal romanzo di Margaret Mazzantini. “Dimmelo”, chiede a Delia- Jasmine Trinca.
Fra lei e lui c’è stato il sesso urgente di chi non si conosce, quello divino e infinito di chi s’innamora, quello profondo di chi si ama. Ci sono state scenate di gelosia, promesse (“…finchè morte non ci separi”), giuramenti, ci sono state confidenze, pranzi con i rispettivi genitori, scambi dei rispettivi disastri, c’è stata la certezza di averlo messo in scacco matto una volta per tutte, il dolore dei bambini che sono stati, ci sono stati due figli, il sogno di una casa in campagna. Finchè forse è cambiata lei. Forse non è cambiato lui. Fatto sta che sono arrivate parole che non sarebbero dovute arrivare. Non sono arrivate parole che sarebbe stato giusto trovare. Sono arrivati i corpi di altre donne, gli sguardi di altri uomini. E adesso fra loro resta solo il tavolo di un ristorante.
Dimmelo.
Non è solo Gaetano a chiederlo a Delia, in quella cena che forse sarà l’ultima, forse la prima, forse le due cose insieme.
Dimmelo.
Lo chiediamo tutti, se la vita ci porta al capolinea di quel tavolo, alla nostra Delia o al nostro Gaetano.
Dimmelo che non mi ami più.
Perchè se tu me lo dici, magari sarà più facile anche per me ammetterlo: non ti amo più.
Dimmi che è finita. Ma soprattutto dimmi che, anche se è finita, io e te sopravviveremo, ricordami che lo stiamo già facendo. Dimmi che nonostante quello che c’è stato fra noi, proprio per quello che c’è stato fra noi, mi sarà possibile amare di nuovo, ti sarà possibile farlo, addirittura probabilmente a uno di noi due sta già succedendo.
Dimmelo: liberami dal terrore che se ho fallito con te fallirò ancora, fallirò sempre. Ringraziami per quello che c’è stato: perchè io ti ringrazio.
Prendimi la mano e fammi capire che non è solo una disgrazia incontrare una come me, è anche un’avventura: perchè incontrare te lo è, è più di ogni altra cosa un’avventura, sai? Lo sai?
Fra noi è semplicemente andata così, perchè le cose a volte lo fanno: finiscono.
Ma questo non significa che abbiamo fallito. Questo non toglie niente alla certezza di averci provato.
Quindi, amore mio, anche se ora ho un groppo in gola, anche se a dirti quella cosa non ci riuscirò mai, e forse è proprio per questo che aspetto sia tu a dirla a me: amore mio, ascoltami. Sei una persona bella, buffa, originale, hai gli occhi che brillano, hai un bel sorriso. Non somigli per niente al pupazzo gonfio di rancore, alla strega impaurita dell’ultimo periodo: io lo so, tu lo sai? Sappilo e sii sicura della meraviglia che sei. Vai per il mondo e portaci con te. Perdonami, perdonati.
E innamorati almeno un’altra volta, ti prego: perchè altrimenti no. Non avrà davvero senso, nessunissimo senso, questa nostra cena d’addio.

“…Vedrai chi fa il pane
alle 3 del mattino
Chi incrocia le braccia
a un salario inumano
Vedrai l’albero dei giusti
e le ingiustizie radicarsi
Vedrai il nulla dilagare e
 qualcosa rarefarsi
Vedrai il paese barcollare
tra i muri di uno sguardo
Vedrai che sarà facile insegnarmi
a vedere, di nuovo.
Incontrerai idioti a fare i filosofi
e poeti sull’autobus nel turno di notte
Sentirai il racconto di anziani,
saggi, profeti, impostori
Non è mai troppo tardi
per scoprirsi coraggiosi bambini
E se dopo tutto questo vedere
ne tratterrai solo un barlume
Raccogli la cenere,
Abbi memoria, fa che ci sia miccia
Per brillare ancora“.

J.

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