Dico proprio a te che mi conosci bene ma alla fine non mi conosci per nulla, dimmi un po’ ; dimmi a cosa ti è servito essere cosi preciso, cosi corretto, ligio sempre al dovere e nutrire cosi profondamente fiducia, fede e coerenza con te stesso e con gli altri…
A cosa e dove ti hanno condotto le tue regole d’oro se ora sei a un passo dallo sprofondare nella merda, dall’affogare nel fango o bruciare nel fuoco? Non sapevi che la tua razionalità ti avrebbe portato alla solitudine, che nel momento in cui pensi di avere capito o intuito la verità è il momento in cui tutto si rivela al contrario? E gli altri, i tuoi amici, che faranno nel vederti annegare? Niente, faranno finta di non vederti, si gireranno altrove o forse, tuttalpiù, filmeranno la tua agonia per postarla in rete.
Perché il grado più intenso della nostra specie consiste nel trarre consolazione o addirittura piacere dalle sventure altrui.
E allora, dimmi, cosa farai quando starai per annegare con l’acqua che ti entra nel naso nell’indifferenza più totale? Te lo dico io: cercherai lo sguardo dei miei occhi, proprio in me che consideri il tuo nemico per eccellenza, senza alcuna ragione, cercherai pietà proprio in me e io, probabilmente, da quel coglione che sono ti allungherò una mano; non sarà certo la mano di un re, non sarà una mano adornata d’oro o di gioielli, sarà certamente una mano callosa, rovinata, magari nemmeno pulita ma sarà sempre una mano. Rifletti un po’ ma decidi comunque in fretta, perché nonostante la pietà non costi poi molto, la pazienza invece si dissolve in fretta.
Enrico