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Da mattina a sera

Con l’auto in riparazione, ben imbacuccata, armata delle Suites x violoncello di Bach che ascolto per accoccolarmi nel mio mondo di introversa, affronto la mia ora di viaggio su tram e navetta per andare al lavoro. La luce rosata rende morbida la città e colora il fumo che esce dai camini, zucchero filato nel cielo. Mi piace farmi trasportare mentre guardo fuori dal finestrino: scorrono immagini, pensieri, stati d’animo. Comincio bene la giornata. Poi, col passare delle ore, si aggiungono pezzi di fatica che mi rendono meno baldanzosa e, ora di sera, ripercorro in senso inverso lo stesso tragitto, con gli stessi mezzi, ma con tutt’altro stato d’animo.
Guardo meno fuori dai finestrini e osservo più le persone: saranno le luci al neon, sarà che la stanchezza muove sguardi empatici su altre stanchezze, però vedo volti più segnati. Si torna a casa: cartelle, zaini, sacchetti e borse della spesa si avviano verso le uscite e si disperdono rapidamente per le strade infreddolite. Mi disperdo anch’io, camminando veloce per non sentire il freddo.
Mina

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