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COM’È STRANA LA VITA

Avevo interrotto gli studi, mio padre e mio fratello erano stati molto chiari: “se stecchi a scuola il tuo futuro è nella nostra azienda agricola” e così iniziai il mio percorso di contadino – allevatore. All’epoca non avevamo molti animali (vacche da latte, per essere precisi), e perciò parecchio tempo lo dedicavo alla coltivazione dei campi, fra i terreni più lontani alla cascina c’erano le Caporine (ogni campo ha un suo nome ben preciso), a delimitare il confine di questa terra con la cascina Serioletta (nostri “vicini” più lontani) c’è la Canneta (un piccolo fiumiciattolo) che inoltre divide i terreni di Fiesse da quelli di Cadimarco. A collegare il nostro campo con la Serioletta, c’era un gigantesco tronco d’albero posto di traverso al fosso, munito di scorrimano, su cui si poteva passare al massimo con la bicicletta… questo ponte artigianale, era stato costruito dai Migliorati che all’epoca erano i conduttori del cascinale. Attraversando il fosso in bici, avevano la possibilità di arrivare a Fiesse tramite una cappezzagna che tagliava in mezzo ai campi, senza dover fare un lungo giro sull’asfalto di Cadimarco. Era la fine di giugno (del 1980), al comando del mio trattore, Same Saturno, stavo “tirando” il terreno delle Caporine con l’erpice rotante (un attrezzo che serve a sminuzzare la terra prima della semina), il trattore, essendo molto datato, non era ancora munito di arco di protezione né tanto meno di tettuccio parasole, faceva un caldo bestia, avevo la testa che stava diventando soda e allora decisi di fermare il mezzo sotto gli alberi, attraversare il gigantesco tronco per chiedere dell’acqua alla cascina Serioletta. Arrivato nel cortile, mi rivolsi ad una bella Signora che quando mi vide esclamò: — Maria Santissima, sei più rosso di un peperone, ma perché non sei venuto a rinfrescarti prima? Va sotto il portico, c’è la pompa con un’acqua freschissima,— misi la testa sotto il getto dell’acqua, mi annegai e cominciai a bere bere bere, fino a scoppiare, mi si avvicinò un bambino all’incirca di otto – nove anni, sottobraccio aveva un pallone, gli chiesi se da grande volesse fare il calciatore: — no, voglio fare il dottore degli animali,— bravo, c’è bisogno di veterinari;— salutai e ringraziai la gentile Signora. Qualche anno dopo la cascina Serioletta fu messa in vendita dal suo proprietario, essendo confinanti avevamo il diritto di prelazione, ci arrivò tramite raccomandata l’intera descrizione dell’azienda, gli ettari di terreno da lei coltivati e varie servitù annesse e connesse, e naturalmente la cifra richiesta (molto alta). Mio padre andò subito in visibilio, lui adorava la Serioletta, la terra di questa cascina è straordinariamente fertile, in piena estate può stare senz’acqua anche 15 – 20 giorni mentre i campi della nostra azienda, dopo 8 giorni di sole cominciano a seccare.

Mio padre stava in piedi fino a notte tarda per fare i vari conteggi, finché dopo qualche giorno, una sera mentre stavamo cenando, illustrò nei minimi particolari quanto aveva deciso: — vendiamo la cascina Maestà, se il ricavato non sarà sufficiente, mettiamo in vendita anche questa casa dove risiediamo, dovremmo coprire tutte le spese, — poi ci mostrò parecchi fogli su cui aveva disegnato come era intenzionato a modificare le stalle della cascina Serioletta.
Io e mio fratello eravamo entusiasti e pienamente d’accordo, mia sorella neutrale, l’ultima a parlare fu mia madre che per l’occasione si alzò addirittura in piedi: “siamo venuti ad abitare in questa casa nuova che io desideravo da sempre, 2 anni fa, dopo aver vissuto in fatiscenti casolari, e adesso mi chiedete di trasferirmi in una cascina che dovrà essere ristrutturata, non si sa come e quando; io da questa casa non mi muovo neanche se mi trainate con tutti i vostri trattori messi assieme, non vi azzardate a mettere in vendita questa abitazione, dovrete passare sul mio cadavere e anche da morta sarò il vostro incubo peggiore !!! “.

Mai in vita mia avevo visto mia madre così furibonda, quando si sedette, mio padre raccolse tutti i suoi progetti e li chiuse nel cassetto dei sogni, buttò la chiave, non parlammo mai più di vendere cascina e casa. La cascina Serioletta fu acquistata dagli Antonioli (nostri attuali vicini di campo, brave persone, con cui non abbiamo mai avuto screzi o discussioni, questo lo devo dire ad onor del vero), l’unica cosa che mi è dispiaciuta, è il fatto che quando si sono insediati nel loro cascinale, hanno tolto l’enorme tronco che collegava la loro sponda con la nostra (probabilmente per maggior privacy), togliendomi di fatto, la possibilità di dissetarmi alla loro freschissima pompa. Passati circa trent’anni dai fatti sopra descritti, la nostra azienda si è parecchio allargata ed avendo pressoché triplicato il numero di animali allevati, non ho più avuto la possibilità di “uscire”per coltivare i campi (essendomi specializzato nell’allevamento dei grandi ruminanti, è stata una mia scelta), seguo le mie bestiole (anzi, seguivo) dalla nascita e per tutta la loro vita aziendale. La principale causa di mortalità nei primi 20 giorni di vita è la diarrea, vi sono molti prodotti e medicinali per ovviare a questo disturbo (che per il vitello può essere fatale), ho usato molto i prodotti dell’UCL (unione commerciale lombarda), fabbrica bresciana leader nella produzione di integratori zootecnici, vi era un suo prodotto in buste da aggiungere al latte dei vitelli che come riequilibratore intestinale funzionava molto bene. Sulla confezione c’era scritto che conteneva lieviti non specificando se fossero vivi o spenti, e così per avere chiarimenti, telefonai al loro numero verde, mi risponde la segretaria, gli espongo il mio problema e lei gentilmente, mi mette in contatto con il responsabile del settore “ricerca e sviluppo”: pronto, sono un allevatore della bassa bresciana, volevo qualche chiarimento riguardo un vostro parafarmaco, — per cortesia, mi dice il nome della sua azienda e da dove chiama precisamente? — azienda agricola Maestà, chiamo da Fiesse il mio nome è Giordano — senti Giordano, per caso, hai dei terreni confinanti con la cascina Serioletta? — al che io rimasi letteralmente di cacca, come faceva a saperlo? — Senti un po’, adesso mi spieghi come conosci queste cose? — Tu sei quel Giordano che da ragazzo veniva a bere nel nostro cascinale? Io sono Migliorati, il bambino col pallone a cui hai chiesto cosa volevo fare da grande, mi ricordo il tuo nome perché avevi detto che nelle tue acque avevano battezzato Gesù Cristo. —

Potete immaginare come sono rimasto sbigottito, incredulo e felicissimo, avevo ritrovato per caso quel “bambino” conosciuto tanti anni prima, ed inoltre lui aveva coronato il suo sogno, formulava prodotti che aiutavano gli animali a stare meglio; siamo rimasti al telefono per circa mezz’ora, parlando delle nostre vite e dei nostri sogni; prima di chiudere mi disse di farmi sentire ancora e di informarlo sulla validità dei suoi prodotti. Per la miseria, ma guarda le sorprese che ci riserva la vita, piccole gioie che ci fanno stare meglio, e ci fanno guardare al futuro con curiosità ed un pizzico di ottimismo in più.
Giordano

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