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Come facciamo a diventare un insieme?

Occorre fondare una civiltà che risponda all’uomo che ha bisogno dell’altro, che ha necessità della fragilità dell’altro. E’ solo attraverso questi legami che si sente il coraggio di vivere, la voglia di scoprire il mondo, non di coprirlo di denaro.  Una civiltà con un uomo che non ama i potenti, perché i potenti non hanno bisogno dell’altro, se non per soggiogarlo e dominarlo. Mi piace Don Chisciotte, non Nerone o Caligola. E mai come in questo periodo sono orgoglioso di essere italiano… Soffro quando constato che gli uomini di governo della crisi sono impegnati in programmi per correggere le nostre debolezze, invece che per dare un assetto alla nostra società, per accogliere la caratteristica fondamentale della condizione umana: la fragilità. Vorrei che il denaro contasse poco e che fosse tenuto in tasca, dentro il portafoglio, senza riempire mai la testa. Il tema dell’educazione, nel momento di una crisi della civiltà non può diventare un problema degli insegnanti o della scuola. Sarebbe una deformazione e ancora una volta significherebbe rompere l’insieme di una società, vorrebbe dire fermarsi al tempo dell’educazione impossibile.
La società di oggi è ridotta ad essere un’espressione geografica: imperversano egoismi, sgambetti, invidie. Tutti contro tutti. Come facciamo a diventare un Stato, una nazione, insomma, un insieme?
Vittorino Andreoli

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