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COME DIVENTARE I/LE MIGLIORISUPPORTER DI NOI STESSI/E?

Recentemente parlando con un mio conoscente che affermava di sentirsi un vero e proprio “Gian Burrasca” sono nate queste mie considerazioni di cui ora, come al solito, vi farò partecipe.
Piccola precisazione per chi non lo sapesse “Il giornalino di Gian Burrasca” è un romanzo di Luigi Bertelli meglio conosciuto con lo pseudonimo Vamba che racconta le vicende di un ragazzino di nome Giannino Stoppani soprannominato “Gian Burrasca” dalla famiglia per via del suo comportamento irrequieto.


E nell’eccezione di questo mio conoscente si intende pure colui il quale fa un disastro via l’altro vale a dire che è un vero e proprio “combina guai”. Ora, chiarito questo passaggio fondamentale senza il quale (forse) non si sarebbe poi potuto comprendere appieno tutto il resto, torniamo a noi!!
Come diventare supporter di sé stesse/i? Come non svilire i propri successi? E ingigantire gli errori?
Facciamo un attimo di mente locale!


Come mai se è tua sorella a sbagliare dici: “poverina lei ha talmente tante cose da fare che può succedere” oppure come mai se sbaglia un amico ti fai in quattro per aiutarlo a rimediare?
E se, invece, sei tu, proprio tu, quello/a che fa qualcosa di non giusto ti dici: “ma che stupido/a che sono! Semplice perché abbiamo “due pesi e due misure” nel valutare i comportamenti! Ma come mai?


Il motivo potrebbe essere che fin dall’infanzia siamo stati abituati ad auto punirci ogni qual volta commettiamo un errore e, invece, ad assolvere gli altri! Ci hanno insegnato, difatti, che l’autocritica è fondamentale per poter migliorare ed evolvere in meglio!


Ne consegue, quindi che con gli altri siamo empatici, li aiutiamo se hanno bisogno, diamo sempre (o quasi) una parola d’incoraggiamento però non con noi stessi!
Con noi siamo inflessibili, severi e guai a commettere anche un piccolissimo sbaglio!


Ma il fatto di essere così inflessibili con noi stessi, invece, finisce con il creare dei limiti che fanno più male che bene!! Venendo sminuiti e colpevolizzati si sortisce l’effetto contrario … una buona parola d’incoraggiamento serve per spronare a fare meglio e se questo lo facciamo con gli altri perché non farlo con noi stessi?


Riflettiamoci!! Non possiamo (e non dobbiamo) essere fieri e orgogliosi di noi solo quando va tutto bene in quanto sarebbe davvero troppo facile e, permettetemi, non è infantile un comportamento del genere o sbaglio?


Dobbiamo essere in grado, da persone adulte quale siamo, di comportarci bene e di essere propositivi soprattutto con noi stessi anche quando succede quel (piccolo) disastro per colpa nostra!!
E di imparare a guardare al bicchiere mezzo pieno e non a quello mezzo vuoto!! Ma come fare?


Ecco un paio di consigli per diventare i/le migliori supporter di noi stessi/e

  1. Abbiamo sbagliato, ok! È un dato di fatto che non si può cancellare o cambiare però domandiamoci come poter fare la prossima volta per non ripetere lo stesso errore! E chiediamoci: “cosa potevo dire per non offendere”? Oppure: “cosa avrei potuto fare per evitare che accadesse?” Farsi domande su come superare un problema sono utili per il futuro e per non sentirsi sopraffatti dal senso di colpa e saper affrontare una quesitone analoga in un domani.
  2. Troviamo il lato positivo anche da un errore! Ma come? Semplice da ogni sbaglio si deve imparare a fare meglio e non è vero che un pasticcio è una cosa irrecuperabile! Come diceva quell’anziana signora di cui ogni tanto vi parlo: “solo alla morte non c’è rimedio mentre per tutto il resto una soluzione c’è sempre”. E aveva ragione, non credete anche voi?

Concludo ricordando che le “giornate no” capitano a tutti o sbaglio? E chi dice di no è un bugiardo però sta a noi cercare il lato meno brutto di ogni cosa perché anche nei giorni in cui sembra che vada tutto male se solo ci fermiamo un attimo a pensare troveremo sicuramente quella cosa che, a dispetto di tutto il resto, è andata per il verso giusto!! E se così non fosse alla peggio potremo dire come Rossella 0’Hara in “Via con il Vento”: “domani è un altro giorno”.
Monica Palazzi

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