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CARA MAESTRA

Qualche giorno fa, ho fatto visita alla salma del marito della maestra, mia insegnante di quinta elementare; dopo aver recitato una preghiera in memoria al defunto ho salutato la mia ex maestra (Erminia), convinto che non mi avesse riconosciuto, mi sono avvicinato a Lei dicendole: “Signora maestra, io sono…” – “So perfettamente chi sei tu, Giordano”, e lì mi ha spiazzato.

Mi era capitato di incontrarla qualche volta in paese, non mi ero mai fermato a chiacchierare, avevo solo accennato ad un saluto pensando che probabilmente non si ricordasse di me, ed invece, nonostante siano passati cinquant’anni da quando ero un suo studente, Lei sapeva benissimo chi fossi, mi ha preso per le braccia e tirato verso di sé fissandomi negli occhi, come se volesse leggere la mia storia di vita, poi ha accennato ad un sorriso, mi sono sentito come un figliolo che incontrava sua madre dopo tantissimo tempo, le sue mani stringevano i miei polsi con una tale forza che mai avrei pensato potesse avere una Signora ultra novantenne, e in quel gesto, sono convinto volesse trasmettermi tutto il suo affetto; sono rimasto molto emozionato ed anche un po’ commosso.


Sono riuscito solo a portargli i saluti di mia mamma che questa imponente maestra (sia fisicamente e soprattutto come elevatura morale), ha sempre stimato ed apprezzato. 
Sono uscito dalla sua casa riflettendo sul fatto che solo un’insegnante che ha profondamente a cuore i propri alunni, si possa ricordare di loro a distanza di mezzo secolo.


Ricordo bene quando l’incontrai la prima volta, era arrivata in sostituzione del maestro Paolo, che avevo avuto in quarta, severissimo insegnante che aveva portato la classe ad un elevato livello di apprendimento, ma a suon di sberloni tant’è che diversi genitori si erano lamentati col direttore portandolo a sostituirlo l’anno successivo.


Spiccava sulle altre maestre perché era almeno una spanna più alta, prima di iniziare le lezioni faceva recitare una preghiera, così pure quando ci salutavamo alle 12.30, mi è rimasto impresso il fatto che Lei facesse il segno della Croce al contrario, perché stando di fronte a noi, voleva la seguissimo correttamente.


Dopo il primo mese di scuola, aveva individuato i soggetti più chiacchieroni ed estroversi, essendo 12 maschi e 12 femmine, accoppiò un bambino ed una bambina dal carattere completamente opposto, in modo che ognuno arricchisse l’altro (praticamente mise compagni di banco un bambino vivace con una bambina taciturna e viceversa).

Ottenne così il risultato di far diventare più educati e gentili i maschietti selvatici ed un po’ aggressivi; è fin dalle elementari che bisogna inculcare ai bambini il rispetto per il gentil sesso, insegnando un appropriato modo di rapportarsi con le bambine.
La maestra Erminia questo l’aveva già capito cinquant’anni fa, e se tutti gli insegnanti  delle primarie si ponessero questo obiettivo come di assoluta e fondamentale importanza, forse oggigiorno, non vi sarebbe un femminicidio ogni tre giorni.


Amava particolarmente il disegno e la pittura, avendo frequentato, oltre che le magistrali, anche una scuola artistica; mi ricordo quando un giorno nell’osservare i miei disegni, mi disse che erano tutti uguali: stessi alberi, stessi fiori, sempre la stessa casetta; allora mi accompagnò alla finestra e dopo avermi fatto osservare il paesaggio esterno mi chiese se assomigliava a quanto raffigurato da me sul foglio… logicamente, no.

Mi fece Lei un disegno, spiegandomi le basilari tecniche per far apparire uno sfondo più o meno vicino, il corretto uso dei colori, e da quel giorno i miei disegni diventarono (quasi) dei capolavori. Ritengo di fondamentale importanza insegnare ai bambini le varie forme d’arte, nello specifico del disegno, contribuisce a far osservare la natura e quanto ci circonda, con maggiore oculatezza e coglierne così le varie sfumature; conoscere la tecnica per trasmettere al foglio quanto abbiamo in testa, fa si che il disegno abbia una sua personalità manifestando le nostre emozioni, un modo di scrivere quanto abbiamo dentro senza usare le parole. 


Un altro tema molto caro alla Signora Erminia, era l’educazione civica, dedicava molto tempo all’insegnamento del vivere civile, a coltivare il rispetto verso il prossimo, soprattutto riguardo ai più fragili ed anziani. Essendo una fervente cattolica, l’ultimo giorno di scuola ha voluto donarci come suo personale ricordo, la Preghiera Semplice di San Francesco, stampata su una tavoletta di legno, esortandoci a rileggerla frequentemente; io la custodisco fra le cose più care. Non avrò mai il coraggio di suonare alla porta della maestra Erminia, e ringraziarla per avermi reso una persona migliore, ma concedetemi almeno di abbracciarla e ringraziarla attraverso questo mio semplice scritto.
Giordano

Riportiamo il testo presente nella fotografia pubblicata inizialmente in modo che tutti possano leggerla chiaramente.

Preghiera Semplice attribuita a San Francesco d’Assisi

Oh! Signore,
fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dov’è discordia ch’io porti l’Unione,

dov’è dubbio fa’ ch’io porti la Fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto.
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare

Poiché:

Se è Dando, che si riceve.
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.

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